Situato vicino alla stazione centrale di Uppsala, in Svezia, Tengbom Architects ha progettato un garage per biciclette di forma triangolare, realizzato con facciate in vetro a specchio rivestite su un telaio in legno a vista. Come riporta il sito DesignBoom il progetto vuole promuovere le ambizioni di sostenibilità della città, e rientra a pieno titolo in quella serie di megaparcheggi nordeuropei di cui abbiamo più volte parlato.

Credits Ph Felix Gerlach via ArchDaily.com

L’importanza della luce

Tengbom Architects ha unito la funzionalità pratica ad un forte concetto di design cercando di far diventare l’area di progetto più sicura, rafforzando l’identità di Uppsala come comunità ciclistica. Situate in una zona piuttosto buia e pericolosa della stazione centrale, le facciate trasparenti dell’edificio consentono la diffusione dell’illuminazione programmata, rendendo il percorso dei pendolari più piacevole e tutelato, sia di notte e d’inverno. Grazie alla collaborazione di un consulente illuminotecnico, Tengbom architects ha cercato di aumentare il livello di sicurezza enfatizzando allo stesso tempo la struttura in legno dell’edificio, creando anche piacevoli effetti che simulano l’aurora boreale. Questa attenzione per la luce è un aspetto molto importante e funzionale a limitare il fenomeno dei furti, che aumentano proprio in prossimità delle stazioni e dei luoghi più bui.

Credits Ph Felix Gerlach via ArchDaily.com

Più bello che utile?

I due piani sono collegati da una rampa in legno percorribile ovviamente in sella ad una bicicletta, mentre sul tetto gli architetti di Tengbom hanno posizionato celle solari e tappezzato i restanti vuoti di Sedum, pianta carnosa sempreverde in grado di assorbire l’acqua in eccesso. Certamente si tratta di un progetto ben realizzato e architettonicamente interessante: tuttavia viene da chiedersi se questi megaparcheggi per biciclette non siano soprattutto un virtuosismo tecnico, più bello che utile (senza nulla togliere all’importanza dell’arte e della bellezza). E’ lecito domandarsi se i 1200 posti non fosse stato meglio spargerli sapientemente per la città piuttosto che concentrarli in un unico punto. E’ però impossibile e scorretto giudicare a distanza le reali necessità logistiche di un centro urbano, poiché la parola d’ordine in questi casi rimane sempre la stessa: contestualizzazione.