Quando un’iniziativa è degna di nota, si riconosce subito: è il caso del Tour Ciclisti Diabetici che si è svolto tra il 3 e l’8 Settembre, almeno per quel che riguarda quest’anno. Sebbene appena conclusasi, questa corsa non competitiva porta con sé un messaggio positivo – legato ad una patologia, il diabete, molto attuale – cui vale la pena dare risonanza, nella speranza che possa diffondersi ed essere di ispirazione.
Ecco allora come, attraverso la passione per la bicicletta, si può comunicare una strada per affrontare la malattia.
Il Triveneto a pedali: 700 km contro il diabete
Sei tappe, sei giorni consecutivi di pedalate per un totale di quasi 740 km e oltre 6mila metri di dislivello lungo un anello che è partito e tornato a Treviso passando per Trieste, Pordenone, Feltre, Trento, Bolzano e Vicenza.
A partecipare, quest’anno, sei ciclisti accomunati dalla malattia, il diabete, che nell’opinione pubblica è probabilmente sottovalutata: come spesso accade, in Italia l’informazione preventiva su molte patologie, anche diffuse, non va per la maggiore ed io stesso ammetto di sapere poco su cosa comporti effettivamente soffrirne.
Per questo l’iniziativa Tour Ciclisti Diabetici mi ha attratto, perché è un modo intelligente per far sapere a quanti devono fare i conti con il diabete di non essere soli.
«Il diabete si vince assieme»
Pedalando ma non solo: tutto lo sport è di importanza strategica contro la malattia, sia per i benefici fisici che comporta, sia per quelli mentali.
Il Tour Ciclisti Diabetici è stato organizzato dalla società i Falchi di Tuxon di Treviso, avvalendosi dell’appoggio offerto dal dottor Francesco Burelli dell’ospedale trevigiano San Camillo, dal dottor Luca Batacchi della farmacia di Dosson e dai tecnici della Federazione Ciclistica Italiana Diego Bragato e Marco Compri.
Il messaggio di fondo è che lo stile di vita sia un alleato fondamentale per mantenere il diabete sotto controllo e che l’attività sportiva ricopra un ruolo fondamentale: attraverso di essa, che si svolga attività ciclistica o di altro tipo, si hanno ricadute positive sull’intero sistema di terapie legate al diabete mellito di tipo 1 e 2.
Migliorare il metabolismo e anche la psiche, perché attraverso lo sport non si rafforzano solo i muscoli ma anche e soprattutto la capacità di reazione e la volontà dell’individuo.
Una sperimentazione rivolta ai diabetici
L’esperienza voluta dai Falchi di Tuxon non è fine a sé stessa. Essa fa parte di una sperimentazione avviata nel 2018 per proporre a chi soffre di diabete un modo diverso di affrontarlo attraverso il rinnovamento del proprio stile di vita.
Prendendo le mosse da un’iniziativa simile svoltasi nel 2016 e che vide un gruppo di ciclisti diabetici partire da Tivoli per giungere a Treviso, il Tour Ciclisti Diabetici è stato pensato per dare l’esempio e portare il suo messaggio in ognuna delle città attraversate.
A Treviso, Trieste, Gorizia, Pordenone, Feltre, Trento, Bolzano e Vicenza i ciclisti hanno incontrato le associazioni attive localmente, facendosi portavoce della propria condizione.
La sperimentazione ha previsto anche una raccolta dati, che è stata eseguita dal personale al seguito dei ciclisti – nel quale è presente anche un docente del centro studi della Federazione Ciclistica Italiana che supporta la nazionale maschile nella programmazione dell’allenamento e nella preparazione atletica.
Ciò di cui mi piacerebbe leggere, il prossimo anno, sarebbe di una seconda edizione, magari aperta ad un numero ben più grande di partecipanti, uniti contro il diabete.
A voi non piacerebbe?