Ben tornati su Bici&Salute dopo la consueta pausa estiva.

In questo appuntamento andrò ad analizzare la forma della sella in relazione alle caratteristiche fisiche del ciclista: larghezza appoggio ischiatico, peso corporeo, flessibilità lombare ed infine disciplina praticata. 

Iniziamo con il dire che le prime due caratteristiche vanno a determinare la larghezza della sella mentre invece le ultime la forma sia in senso longitudinale sia in senso trasversale. 

Ora ecco tutte le indicazioni per scegliere al meglio questo delicatissimo componente della nostra specialissima. 

la forma della sella
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Scegliere la forma della sella: larghezza dell’appoggio ischiatico

Il punto di partenza è conoscere la larghezza dell’appoggio ischiatico (per semplicità lo chiamerò LAI). Una volta a conoscenza di questa nostra misura corporea bisognerà orientarsi su una sella con larghezza superiore al LAI di 30mm (ex. LAI di 100mm, sella di 130mm).

Molto semplice, fin qui. Ma come può il nostro peso influenzare questa scelta? Estremamente semplice anche questa spiegazione: sedendoci su una superficie anche impercettibilmente curva, come può essere una sella dal profilo trasversale piatto, le nostre ossa ischiatiche si allontaneranno all’aumentare della pressione data dalla nostra seduta. Possiamo tenere 70kg come standard e, ogni 10kg di variazione, aumentare la larghezza della sella di +-5mm (ex. 70kg 100mm LAI sella 130mm, 80kg 100mm LAI sella 135mm, 60kg 100mm LAI sella 125mm).

 

Quanto deve essere curva la forma della sella?

Ora sappiamo su che larghezza puntare l’attenzione, ma la forma? Bene quella più importante, contro la convinzione comune, è quella trasversale.

Ci sono tre livelli di curvatura: tonda, semitonda e piatta. Qui entra in gioco la flessibilità dell’atleta e dove la presenta maggiormente (bacino, fascia lombare, fascia toracica/dorsale). NON c’entra assolutamente lo scarto sella-manubrio, se non in casi estremi. 

Per essere sintetico vi dirò:

  • sella tonda va con rigidità iliaca e lombare con compensazione da parte della fascia toracica.
  • Sella semitonda va con rigidità iliaca, ma buona flessibilità lombare.
  • Sella piatta con ottima curvatura dell’intera schiena e posizione corsaiola con conseguente anteroversione del bacino. 

Questo perché nel primo caso la maggior parte del peso si scaricherà sulle ossa ischiatiche quindi sarà importante andare a scaricarle il più possibile tramite la curvatura della sella, che permetterà di andare a portare un piccola parte del peso corporeo anche sulle parti molli, rendendo la pressione più omogenea.

Il terzo caso è esattamente l’opposto: avendo infatti un’anteroversione del bacino si rischia di avere troppa pressione sulle parti molli e genitali, con quasi completa assenza di sostegno da parte delle ossa ischiatiche. Ovviamente la seconda situazione è la via di mezzo e in realtà di solito queste persone non hanno difficoltà nel trovare la sella adatta a loro, una volta scelta la giusta larghezza. 

 

 

Il profilo della sella

Infine vediamo la forma longitudinale, cioè il profilo della sella. 

In linea generale possiamo dire che un profilo piatto ha senso quando si corrono gare veloci in bici da corsa e in ambito mtb, sopratutto cross country, dove cioè si ha spesso l’esigenza di spostarsi sulla sella. Al contrario un profilo più ondulato può avere senso quando si corrono maratone su strada e quindi si rimane ben piantati nello stesso punto per tutta la durata della gara. 

Si tratta comunque un parametro molto soggettivo, con marginale importanza per il comfort della seduta. 

Forma della sella e falsi miti: il foro centrale

Tratto ora un argomento spesso troppo frainteso: il foro centrale. 

Signori, esso non serve a NULLA, a meno che non abbiate uno scarto sella manubrio superiore a 120mm con palese antiversione del bacino, dal momento che avreste una pressione anormale sui testicoli con conseguenti formicolii ed indolenzimenti.

Troppi recenti studi (ex. una ricerca dell’Università di Londra nel 2014) hanno sfatato completamente il mito di una possibile correlazione tra pratica ciclistica e prostatite (in condizioni ottimali e, cioè, corretta posizione in sella). 

Il foro centrale è infatti molto più utile al gentil sesso, poiché per naturale predisposizione le donne sono portate ad un’anteroversione che può portare allo sfregamento dell’apparato genitale. 

Spero di aver aiutato qualche ciclista indeciso con questo articolo, vi aspetto alla prossima. 

Buone pedalate a tutti!