Sono 1.644.592 le biciclette vendute in Italia lo scorso anno, cifra che in termini percentuali significa un +6,6% rispetto al 2013 (1.542.758 unità), complice anche un andamento climatico favorevole nella prima parte dell’anno. La tendenza si conferma anche nei principali paesi europei. Sono questi i dati diffusi oggi da Confindustria ANCMA, che rilevano uno spaccato interessante del mercato della bicicletta ed anche le nuove tendenze sociali in cui le due ruote stanno assumendo un ruolo determinante anche per lo spostamento quotidiano.
In leggero aumento la produzione con 2.728.600 biciclette (pari a +2,1%), trainata sempre dall’export che si è attestato sui 1.765.819 pezzi (+1,1%), con Italia protagonista che si conferma il principale produttore europeo, soprattutto per il segmento ragazzo fino a 20 pollici. Il dato evidenzia come i dazi antidumping del 2011 stiano sortendo gli effetti sperati e stiano premiando gli investimenti industriali locali rispetto ai prodotti asiatici che, secondo studi di Confindustria ANCMA e del Politecnico di Milano, comportano una tassa ambientale pari a 70Kg di CO2.
Sebbene con una leggera flessione, si mantengono elevate le vendite di eBike, le biciclette a pedalata assistita: 51.156 pezzi (-0,5%) rispetto alle 51.405 del 2013, che nei paesi europei complessivamente hanno superato il milione di unità vendute. In aumento di circa il 40% la produzione interna come riposta all’esigenza di tenere maggiormente sotto controllo la qualità dei prodotti. Il prezzo medio di questi mezzi è infatti in aumento, ma nonostante questo resiste l’export che, a fronte di un calo del numero di unità, registra comunque una stabilità in termini di valore complessivo, segno che anche il mercato estero chiede una bici di maggiore qualità sia come ciclistica sia come motorizzazione.
Nel complesso la bilancia commerciale di bici e parti per il 2014 è stata in attivo di 142 milioni di euro. Protagonista come sempre il comparto delle selle così come la componentistica legata ai telai, cambi, ruote e manubri per bici da corsa.
“La bici oggi rappresenta una delle più importanti soluzioni per la mobilità sostenibile – dichiara Corrado Capelli, Presidente di Confindustria ANCMA, Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e accessori -. Si risparmia in consumo di carburante ed emissioni, si guadagna in salute e velocità di trasferimento nelle città congestionate dal traffico. Inoltre, chi decide di pedalare contiene i costi di gestione. Continueremo nella promozione e nella tutela dell’intero comparto e delle numerose attività che contribuiscono a fare cultura delle due ruote. Al Governo chiediamo provvedimenti che vadano in questa direzione e che puntino a rendere l’Italia un paese in linea con gli standard delle best practice europee. Studi internazionali dimostrano che un euro investito in ciclabilità ne restituisce 4/5 alla collettività intera in meno di tre anni. Un metro di pista ciclabile può costare dai 20 ai 400 euro”.
Cristiano De Rosa, Presidente del Gruppo Bici di ANCMA aggiunge: “Ci auguriamo che le amministrazioni locali adottino politiche concrete per rendere ciclabili le nostre città e adeguate le infrastrutture nelle zone extraurbane. Sensibilizzare l’opinione pubblica all’utilizzo della bici significa anche offrire opportunità di crescita economica e di sviluppo all’Italia attraverso il cicloturismo. In Germania esistono 7 milioni di cicloturisti che spendono mediamente 1.200 euro l’anno generando un fatturato di 9 miliardi di euro. In Francia il fatturato cicloturistico è pari a 2 miliardi, nel nostro Paese, la provincia autonoma di Trento, che ha calcolato gli introiti cicloturistici, dichiara che con i suoi 400 Km e poco più di piste ciclabili dal 2009 genera oltre 100 milioni di euro l’anno di fatturato”.
Una proiezione realizzata dallo Studio Ambrosetti ha quantificato in 3.2 miliardi di euro l’anno il fatturato turistico generato dalla realizzazione dei due importanti progetti di cicloturismo sul tavolo delle istituzioni ormai da molti anni: la rete BiciItalia, per collegare dal nord a sud il paese, e la Pianura Padana VEN.TO Venezia-Torino (da est a ovest), che avrebbero un costo di realizzazione complessivo di circa 2.5 miliardi di euro.
“Il settore della bici, oltre al valore industriale, vanta una profonda consistenza culturale. Le nostre aziende hanno scritto e scrivono la storia del ciclismo a livello mondiale e dobbiamo raccontare questi esempi di successo”, dichiara Fulvio Acquati, presidente del Gruppo parti di Confindustria ANCMA.
Entrando nel dettaglio, le biciclette più vendute sono le trekking o city bike (32%), seguite dalle mountainbike (31%), le bici da bambino (18%), i prodotti da corsa (6%), le classiche (9%), le elettriche (4%). In aumento le vendite di bici pieghevoli, seppure siano ancora numeri di nicchia (circa 45.000 pezzi anno). La possibilità di essere trasportate agevolmente come fossero bagagli sui treni, soprattutto su quelli ad alta velocità, ne favorisce la diffusione. Diverse aziende stanno rinforzando la propria gamma anche con modelli a pedalata assistita pieghevoli. Resiste il segmento del lusso che conferma i numeri dello scorso anno. I circa 22.000 esemplari di alta gamma sono costituiti da diversi modelli: bici da corsa, pieghevoli, extra performanti, mountain bike e da passeggio. In questo caso, il fattore determinante è la scelta della qualità dei materiali, la ricercatezza e l’ampia possibilità di personalizzazione.
La grande distribuzione organizzata rappresenta il 30% delle vendite e il 20% del fatturato; la grande distribuzione specializzata rappresenta il 30% sia nelle vendite, sia nel fatturato; i dealer specializzati rappresentano il 40% delle vendite e raccolgono il 50% del fatturato. Rispetto al 2013, si nota un incremento delle vendite presso la grande distribuzione, con una sofferenza da parte degli specializzati anche se per questi ultimi, ad una diminuzione dei numeri di vendita si affianca un aumento del valore di vendita. Il fatturato dei dealer specializzati si compone: per il 47% dalla vendita di bici; per il 23% da ricambi e accessori; per il 6% dall’abbigliamento, per il 24% da riparazioni.
L’analisi geografica pone il Nord Est al primo posto per le vendite, nonostante una popolazione inferiore in termini numerici rispetto ad altre zone. In particolare, svettano Veneto ed Emilia Romagna, che ospitano strutture e infrastrutture dedicate alla bicicletta in grado di sostenerne l’acquisto e l’uso. Laddove esiste integrazione di mezzi pubblici veloci con corsie preferenziali per le bici, piste ciclabili, zone 30, ZTL, parcheggi, trasporto sui mezzi pubblici, la bicicletta risulta il veicolo più pratico, rapido e conveniente: il 50% degli spostamenti all’interno dei centri urbani è inferiore ai 5 Km e in questi casi la bici risulta essere il mezzo più veloce.
Come in tutti i paesi a maggiore tradizione ciclistica, i furti di bici sono un deterrente allo sviluppo. Considerando che nel nostro Paese sono 4 milioni i ciclisti circolanti e che circa l’8% subisce il furto (dato della ricerca Fiab-ANCMA), si è in presenza di 320.000 bici rubate. Il valore medio alla vendita è pari a 270 euro, dunque 86milioni di euro circa che vanno in fumo. A margine di questo costo “vivo”, pesano anche altri fattori. Chi compra una nuova bici, consapevole del rischio furto, sceglie un mezzo di circa il 30% più economico di quello che acquisterebbe normalmente e chi ha subito il furto, se decide di acquistare una nuova bicicletta, la compra di un valore inferiore del 30% alla precedente. Complessivamente Confindustria ANCMA calcola che il danno del furto bici in Italia è pari almeno a 150 milioni di euro l’anno.