Gli pneumatici sono il primo e unico punto di contatto tra la bicicletta e la strada. La loro funzione è di fondamentale importanza per la corsa e per la sicurezza. Quindi anche la scelta va fatta coscienziosamente in funzione del loro utilizzo.

Copertoncino, tubeless o tubolare?

Abbiamo deciso di affrontare questo argomento perché troppo spesso, nel mondo amatoriale e cicloturistico, vi è poca chiarezza su quale sia la reale funzione delle gomme da adottare sulla propria bici: copertoncino, tubeless o tubolare?

Ovviamente il problema nel professionismo non sussiste dove la scelta ricade in modo inevitabile sul tubolare, la copertura preferita all’unanimità dai corridori di tutte le squadre per la competizione.

Pirelli P Zero Velo, un nuovissimo tubolare da competizione appena giunto sul mercato.

In comune, però, le tre tipologie di pneumatici hanno due punti ben precisi: il corpo della gomma, detto generalmente “carcassa” e il battistrada, ovvero la parte dello pneumatico che va a diretto contatto col terreno.

Una trama di fili sottilissimi (TPI) intrecciata con speciali resine elastiche danno forma e struttura alla carcassa dello pneumatico. Invece, il battistrada, come abbiamo accennato poc’anzi, è composto da una o più stratificazioni di pura gomma.

Quest’ultimo è di sicuro l’elemento che determina diverse condizioni:

  • l’aderenza,
  • la resistenza al rotolamento,
  • la longevità
  • l’antiforatura di tutte e tre le coperture.

Il mix di questi fattori – tela (fili della carcassa), battistrada e resina gommosa – indica nell’insieme il livello qualitativo dello pneumatico, sia da strada che da MTB.

Ma cosa indica la sigla TPI nei pneumatici della bici?

La sigla TPI (Tread-filo, Per, Inch-pollice) indica i fili per pollice presenti nella carcassa, ovvero l’unità di misura della flessibilità delle gomme. Più basso è il valore di TPI e più la gomma risulta rigida e poco confortevole. Al contrario, se la trama è fitta con un numero maggiore di TPI si otterrà una gomma più flessibile e scorrevole e, di conseguenza, anche meno dura al contatto e al rotolamento sulla supoerficie stradale.

Da ciò si evince come uno pneumatico economico (per esempio di 60 TPI) sia caratterizzato da un basso numero di TPI mentre, uno pneumatico qualitativamente valido con un maggiore numero di TPI (per esempio 220 TPI), risulta avere una bassa propensione alle forature, una notevole scorrevolezza e dura decisamente più a lungo.

E dopo aver spiegato, sintetizzando, le caratteristiche tecniche degli pneumatici andiamo a spiegare singolarmente pregi, difetti e cosa sono i copertoncini, i tubeless e i tubolari.

I copertoncini

Copertoncino Veloflex Corsa

I copertoncini sono dei pneumatici di derivazione stradale montati alle loro origini, per questioni di praticità, sulle bici urbane e da passeggio. Composti da una carcassa di tela, dal battistrada in gomma e completati da una camera d’aria in butile o in lattice (materiale più leggero e performante ma anche più delicato), concettualmente possono essere paragonati ai tubolari.

Si differenziano da questi proprio perché, come dice la parola, il tubolare è un “elemento chiuso a tubo” mentre il copertoncino è uno pneumatico “aperto” nel quale va inserita, in fase di montaggio, la camera d’aria. Va tallonato al cerchio tramite dei rinforzi laterali che ne irrobustiscono la struttura esterna a contatto con la ruota (di solito in allumino ma, a volte, anche in carbonio) e possono essere facilmente scalzati a mani nude (meglio con l’aiuto di una coppia di “cacciagomma”) dal ciclista stesso.

A parità di qualità il copertoncino è più economico di un tubeless o di un tubolare e gode di grande praticità nella sostituzione, cosa che lo rende molto popolare tra coloro che percorrono tanti chilometri.

I tubeless

I tubeless sono copertoni senza camera d’aria dotati di una speciale valvola tubeless ready e sui quali, le principali case costruttrici di pneumatici, stanno facendo molto affidamento per i futuro. Per il montaggio alla ruota (in alluminio o in carbonio non fa distinzione) è richiesto un cerchio dedicato con una “gola” specifica che ne permette l’accoppiamento e il successivo gonfiaggio, a pressioni decisamente più basse, rispetto al copertoncino o al tubolare. I plus del tubeless sono la scorrevolezza e la tenuta più lunga della pressione dopo una foratura, soprattutto se paragonato al copertoncino (che, bucandosi, si affloscia in un secondo) e se è stato inserito al suo interno, preventivamente, del liquido sigillante. Di contro, anche dai test da noi effettuati a parità di chilometri, si riscontra uno stato di usura superiore ai suoi concorrenti e un costo che, al momento attuale, non è ancora competitivo come il copertoncino.

I tubolari

Tubolare Veloflex da 27″ – Photo Credit Roberto Zanetti

I tubolari, indiscussa prima scelta di professionisti, agonisti ed amatori evoluti per le prestazioni di qualità che da sempre garantiscono, sono coperture – per l’appunto – a sezione tubolare chiusa. Incollati al cerchio (preferibilmente in carbonio ma, ancora su pochi esemplari, anche in alluminio) tramite un apposito mastice o a un biadesivo, al loro interno viene cucita una camera d’aria protetta da una fettuccia che può resistere ad alte pressioni di gonfiaggio (anche fino a 10/12 bar).

Il battistrada in gomma, invece, assicura grip, bassa resistenza al rotolamento e, se rinforzato da un doppio strato di materiale, una buona protezione contro le forature. Grazie alle loro spiccate performance possiamo trovare i tubolari su tutte le bici dei professionisti e di coloro che si cimentano nelle competizioni.

Poco comodi da portare appresso e sostituire in caso di foratura, vengono in parte “snobbati” con diffidenza dai cicloamatori in relazione anche a un prezzo d’acquisto non sempre abbordabile e alla scarsa praticità di gestione.

In conclusione…

In conclusione, per usare un detto comune, tra copertoncini, tubeless e tubolari “vi è solo l’imbarazzo della scelta”. Una scelta che, come abbiamo accennato nell’introduzione di questo articolo, va fatta in funzione dell’utilizzo e, aggiungiamo, a seconda di quello che si vuole ottenere o fare in sella alla propria bicicletta.

Hans Dampf, l’ultimo arrivato in casa Shwalbe per l’MTB

Su quest’ultima, optando per una soluzione o per l’altra, si può facilmente modificare lo stile di guida. In modo particolare se non si rispettano tutte quelle regole fisse di manutenzione delle coperture. Ad esempio il controllo periodico dello stato di usura del battistrada, verifica della “spalla”, della valvola e il rispetto della pressione di gonfiaggio indicata sullo pneumatico.

Questi elementari principi assicurano al ciclista un livello ideale di sicurezza, prestazioni e comfort della pedalata, preservandolo da spiacevoli inconvenienti. Una bella giornata in bici, a volte per una foratura o a causa di una caduta, può trasformarsi in una brutta giornata dai risvolti poco graditi…