I Danesi sono diventati persino protagonisti di diversi meme sui social per via del loro “smodato” uso della bicicletta, quantificato in cifre chilometriche da record o in stime che contano sino a 400 milioni di viaggi all’anno compiuti da privati. Tuttavia, il bike sharing della capitale Copenaghen è lungi dal potersi definire un’esperienza di successo.
Dato il livello di senso civico cui le nazioni scandinave ci hanno abituati, le motivazioni non rientrano tanto nel classico range di scarsa infrastrutturazione, non rispetto degli spazi da parte degli automobilisti ed atti di vandalismo: c’è chi sostiene che le due ruote di Bycyklen – questo il nome del servizio – siano troppo pesanti e difficili da manovrare e chi che una lunga serie di disservizi e guasti al sistema nei primi tempi ne abbia minato l’immagine.
Fatto sta che Bycyklen ha visto avvicendarsi al primo gestore, Gobike, una serie di enti privati e pubblici chiamati in causa per necessità dall’operatore del servizio Bikeshare, cosa che non ne ha evidentemente garantito una grande stabilità.C’è da dire che Bycyklen non viene snobbato, come invece accade ai bike sharing di alcune realtà italiane: il suo problema è che la crescita avuta dalle 169mila corse del 2015 alle 933mila del 2016 – ed il trend 2017 pare innestato sul medesimo binario – non è abbastanza a fronte dell’utilizzo globale dei Danesi.
Tenendo conto che Copenaghen non raggiunge i 600.000 abitanti non si può dire che si tratti di numeri bassi ma le autorità danesi sostengono non si possa così imputare al bike sharing un effettivo impatto sui costumi della popolazione.
Un altro vincolo potrebbe derivare dal costo del servizio, che richiede 4€ (30DKK) l’ora agli utenti – giustificati però dal mantenimento di una delle reti di piste ciclabili più capillari, curate e sicure d’Europa – e circa 2.200€ (17.000DKK) a bici per l’operatore, in virtù anche dell’apparecchiatura touch di cui sono dotate per l’interfaccia con l’utente.
Copenaghen sta poi osservando l’arrivo sul mercato di altri operatori privati, come Donkey Republic, che puntano molto sulla connettività delle bici e sulla loro reperibilità via app e Bluetooth.
In ogni caso, si tratta di problemi che risultano probabilmente invidiabili per molti bike sharing italiani nonché per la situazione della mobilità di molte città dello Stivale.