L’obesità ed il suo dilagare sono una piaga delle società benestanti: tenere sotto controllo questo fenomeno ha un costo, che uno studio pubblicato da Cycling UK colloca intorno ai 27 euro. Esattamente quanto costa invogliare le persone a cambiare stile di vita.

Cycling UK è un’organizzazione non governativa, costola del Cyclist’ Touring Club britannico, che l’anno scorso ha convinto la bellezza di 18.500 persone ad abbandonare la sedentarietà: un’impresa, se vogliamo, riuscite grazie ad un supporto pari a 500.000 sterline (circa 564.000 euro) che il Department for Transport ha messo a disposizione per favorire il progetto Big Bike Revival.

Da qui l’osservazione che per far passare un considerevole numero di persone da uno stile di vita poco salutare ad uno che comprenda dell’attività fisica – andare in bicicletta, nella fattispecie – non comporti esborsi insostenibili.

Decisamente un buon investimento se si pensa che, nello stesso Regno Unito, ogni anno sono più di 5 i miliardi di sterline (oltre 5 miliardi e mezzo di euro) spesi dal servizio sanitario nazionale per curare patologie direttamente imputabili all’obesità. Praticamente come spendere poco meno di 90 euro all’anno per ogni Inglese: un peso sull’erario pubblico che, secondo Paul Tuohy, Chief Executive di Cyciling UK, si potrebbe in parte risparmiare investendo meno della metà nel promuovere la bicicletta.

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Il progetto Big Bike Revival si pone dunque come strumento per la valorizzazione di un capitale, economico, umano ed ambientale: esattamente come il dilagare dell’obesità comporta dei costi accessori derivati dalle patologie che favorisce, anche una crescente massa di persone che sostituiscono all’auto la bici ha degli effetti collaterali. Positivi, però: l’inquinamento atmosferico è un onere del valore di 10 miliardi di sterline che zavorra l’economia britannica, ridurlo vuole dire avere un grande impatto ambientale e finanziario su tutto il Paese.

Il parere favorevole all’operazione Big Bike Revival, che propone dei piani di allenamento per quanti vogliano iniziare a pedalare, è giunto anche da uno dei Ministri di Sua Maestà, Jesse Norman, che ha confermato come lo Stato abbia stanziato 7 milioni di sterline per attività legate alla diffusione della bici.

Tra queste rientrano anche la messa in sicurezza delle strade in ottica ciclabile, un punto del quale Norman va particolarmente fiero.

Per la Gran Bretagna migliorare il bilancio in relazione a sanità pubblica e qualità dell’aria è un punto cardine: i ciclisti sono meno soggetti al cancro (il 45% in meno) o a patologie cardiovascolari (46% in meno) rispetto a quanti utilizzano le quattro ruote o i mezzi pubblici. Al contrario, la sedentarietà è causa in Inghilterra di 37.000 morti premature all’anno, concentrate nella fascia d’età 40-79 anni.

Tuttavia, è dal Dopoguerra che le biciclette in Gran Bretagna sono precipitate nella popolarità: da Paese di grandi pedalatori – senz’altro anche per necessità – il Regno Unito è divenuto un Paese di guidatori che, stabilmente dal 1989, vede i pedali rappresentare a malapena il 2% degli spostamenti compiuti.

Nel 2017 Cycling UK ha promosso eventi in 136 località sparse in tutta la Gran Bretagna, attirando un terzo dei visitatori da zone fortemente disagiate: un’altra chiave di lettura del rilancio ciclistico urbano, come altri esperimenti a carattere sociale hanno già evidenziato proprio tra gli anglosassoni.