Downhill, BMX, skate, longboard, parkour: tutte attività accomunate dall’origine “borderline” rispetto alle classiche discipline sportive ma tutte sempre più radicate nella cultura giovanile.
Comma9 è l’anello di congiunzione tra chi le pratica ed il resto della società: spiegarle, farle capire e, perché no, renderle anche più fruibili levando loro quell’alone di “other side”.
L’idea è nata intorno al mondo parallelo delle discipline urbane come lo skate o la bmx, attività che si praticano spontaneamente, utilizzando ostacoli e “piste” che non erano stati progettati per quello. Poi si è allargata ad altre attività outdoor, come il downhill (del quale esiste però la variante “urban”) o lo snowboard.
Il comune denominatore è l’utilizzo di scenari anomali o estremi in maniera “deviata” – o, meglio, creativa, dipende dal punto di vista dell’osservatore: una ringhiera, una rampa o una scalinata come spot da allenamento per pattini, tavole o bici; oppure gli stessi strumenti in modo non convenzionale (avete mai fatto un fuoripista con una mtb?).
Comma9, che cita un articolo del codice della strada – il 190.9 – non a caso, è un progetto figlio di Francesco Tiedo, giovane grafico genovese che da tempo accarezzava il sogno di produrre un brand di streetwear che veicolasse non solo una moda ma promuovesse un vero e proprio lifestyle; perché no, anche creando posti di lavoro in ambienti underground, a suo avviso troppo sottovalutati. Cosa c’entra con quanto detto finora?
C’entra, perché una delle principali convinzioni di Francesco è che quel sottobosco culturale urbano popolato da skaters, bladers e fan dei trick in bmx, che è abituato ad essere esclusivo ed introverso o, comunque, poco comunicativo nei confronti della società “regolare”, possa espandersi non solo in termini di business ma anche per quanto riguarda l’integrazione di queste discipline nei regolari circuiti sportivi dedicati a ragazzi e professionisti.
Se non hai una Crew praticare certe attività è materialmente difficile e, ormai, senza visibilità non vai da nessuna parte: fare bmx o DH oggi – come parkour o longboard – non è più solo questione di passione e di stile di vita. Ci vuole allenamento e mezzi per farlo.
Comma9 vuole promuovere e divulgare la cultura urbana al fine di porla sotto i riflettori dei principali sponsor che già operano a livello internazionale laddove dove questi sport sono ormai alla pari, quando non più praticati, di quelli tradizionali. Il sogno di questa StartUp è di creare un network di atleti, artisti e professionisti del digitale che possa autosostenersi attraverso le sue produzioni, promosse e vendute attraverso l’e-commerce.
Ecco dunque l’idea: far incontrare sponsor tecnici ed artisti di strada con chi le discipline le pratica; il mezzo è la comunicazione (web, video, social) e lo scopo è la diffusione di uno stile di vita. Il tramite per tutto ciò è Comma9, che punta a raccogliere un grande portfolio virtuale sulla street art per poi veicolarla attraverso gli eventi che caratterizzano la vita di questi sport.
Così le imprese degli atleti (perché, comunque, di atleti si può parlare anche se lo stile è apparentemente più scanzonato) sono il canale per far conoscere una cultura che si esprime attraverso ciò che indossa e ciò che ascolta, veicolando a loro volta le opere di grafici ed artisti che, altrimenti, avrebbero meno voce.
Uno degli intenti di Comma9 è anche quello di far emergere ed accettare maggiormente il mondo “urban”, mettendolo in contatto con le istituzioni perché si condivida un’evoluzione degli spazi e delle regole che garantiscano la giusta espressione per tutti.
Un’iniziativa singolare, molto sfaccettata e sicuramente ambiziosa, con una prospettiva insolita sullo scenario anche della bicicletta intesa come stile di vita alternativo.