Sulla scia di un incremento preoccupante degli incidenti che coinvolgono bici elettriche, le autorità cinesi hanno proposto l’approvazione di nuovi standard per la produzione e l’omologazione di e-bike nel Paese della Grande Muraglia.

Il Ministry of Industry and Information Technology (MIIT) di Beijing ha pubblicato una bozza, la settimana scorsa, riguardante la necessità di irrigidire gli standard dell’industria della pedalata assistita, nonché le norme riguardanti l’importazione di bici elettriche.

Parole che possono suonare paradossali par quanti considerano la Cina proprio la principale esportatrice nel mondo di e-bike di bassa qualità ma che assumono una connotazione realistica nel momento in cui si osservano le cifre del fenomeno entro i suoi confini.

Le e-bike circolanti in Cina sono contate in 200 milioni di esemplari, con un incremento medio annuo di 30 milioni di unità. L’attuale normativa vigente contiene, per stessa ammissione del MIIT, delle falle che permettono, in barba ad un limite di 20 km/h di velocità massima, di vendere sul mercato interno bici elettriche in grado di raggiungere i 40 km/h e di pesare, batterie incluse, fino a 70 kg.

Come le stesse autorità cinesi fanno notare, si tratta di ciclomotori camuffati da biciclette, che aggirano in questo modo controlli ed obblighi.

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I rischi sono sotto il naso di tutti: con numeri come quelli del mercato asiatico, le percentuali legate agli incidenti che hanno per protagoniste le due ruote a pedali sono enormi.

Nei 4 anni tra 2013 e 2017 si sono verificati oltre 56.000 incidenti che coinvolgevano delle e-bike, con spaventose statistiche riguardo a feriti (63.000) e morti (8.431).

Quel che più preoccupa il governo di Beijing è il tasso di crescita medio annuo di incidenti mortali e di morti, rispettivamente dell’8,6% e del 13,5%.

Senza contare che l’opinione pubblica è rimasta particolarmente scossa da una serie di incidenti che hanno visto (e si sta parlando di 34 episodi distinti in 4 anni) la morte di almeno 3 persone nello stesso incidente, sempre a seguito di scontri con e tra e-bike, o lo scaturire di incendi con gravi conseguenze per via di labili sistemi di sicurezza per la ricarica.

Il nuovo standard proposto vuole dunque limitare tassativamente a 40 kg il peso di un mezzo omologabile come e-bike, permettendo sì una potenza maggiore dei motori (da 240 a 400W) ma obbligandoli a non superare i 25 km/h di velocità, vincolando, inoltre, come in Europa, l’assistenza elettrica alla pedalata muscolare del ciclista.

Si tratta di un passaggio praticamente obbligato per l’industria dell’e-bike cinese, che dovrebbe vedere quello che oggi è un documento al vaglio di un confronto pubblico, già accolto favorevolmente da alcune associazioni di categoria come la Shanghai Bike Industry Association, sul tavolo dell’approvazione definitiva nel giro di 12 mesi. Lo stesso tempo tecnico viene suggerito alle industrie di settore per compiere i necessari adeguamenti interni.

A quel punto le bici elettriche che nasceranno sotto l’egida di Pechino dovranno adeguarsi, il che prevede anche un sistematico innesco di politiche di incentivi per spingere i Cinesi a cambiare quelle in uso con modelli a norma.