Arrivati alla terza generazione, Cicli Piazzalunga si appresta ad affrontare un momento importante, e allo stesso tempo delicato, nella gestione dell’attività familiare.
Siamo andati a fare qualche domanda a Fausto Piazzalunga, titolare dell’omonimo negozio di biciclette con sede a Paladina, alle porte di Bergamo. In linea generale, il passaggio generazionale può essere riassunto in tre momenti:
- la formazione e l’ingresso dei giovani in azienda;
- la convivenza delle diverse generazioni;
- il vero e proprio “passaggio del testimone”.
Cicli Piazzalunga è stata fondata più di 60 anni fa e oggi è arrivata alla terza generazione. L’officina è passata in gestione a Fausto negli anni ‘80 e oggi è in mano ai giovanissimi Luca e Gloria.
“Il vero boom esagerato è stato
a fine anni ’80 con l’avvento della MTB”
Quando è nata l’attività di Cicli Pezzalunga?
“L’attività nasce nel 1956 da Alfredo Piazzalunga, mio papà, che dopo un esperienza di 11 anni in un altro negozio di bici a Bergamo ha continuato qua a Paladina. Le cose si sono evolute, inizialmente la bici non tirava così tanto, quindi aveva pensato di inserire anche le moto, questo fino all’85, poi da li solo bici.”
Durante gli anni ’70, anni del boom della bici, non era già sufficiente la bici?
“Sì, negli anni ’70 c’è stato il primo boom, è stata più una fiammata legata all’Austerity e poi si è tornato nei ranghi normali. Il vero boom esagerato è stato a fine anni ’80 con l’avvento della MTB. Prima si vendevano solo bici da corsa e città, la MTB è stata un’evoluzione della bici che ha stravolto gli standard di anno in anno, è sempre stata in movimento. Infatti, oggi ci sono i vari settori della MTB, non è più un solo modello.”
“La maggior parte dei clienti è informata
e sa cosa sta andando a comprare”
Come vi tenete aggiornati?
“Per quanto riguarda i marchi lascio ai figli.. però è importante tenersi sempre aggiornati sui nuovi componenti, non solo i marchi ma soprattutto le nuove tecnologie applicate alla componentistica. Anche perché gli acquirenti oggi son più preparati, se arrivano con un’idea in testa su un modello di bici che vogliono poi non cambiano idea. Sono sempre meno i clienti che decidono di affidarsi completamente a noi per la scelta della bici, la maggior parte è informata e sa cosa sta andando a comprare.”
Quando c’è stato il tuo cambio generazionale com’è andata?
“Quando il negozio è passato a me sono stato preso un po’ alla sprovvista. Mi hanno detto: “Non ti preoccupare, non cambia niente, si va avanti come prima” era l’84 e avevo 23 anni. Non ero solo, mio papà ha continuato a darmi una mano per diversi anni, quello che davvero era cambiato era che tutto era intestato a me! Ho iniziato a capire che la responsabilità era mia.”
Campioni ne sono passati da Cicli Piazzalunga?
“Di campioni ne sono passati tanti, da Gimondi a Gotti, ai vari bergamaschi come Guerini, Savoldelli, poi anche altri come Motta, che era amico di mio papà, e tanti altri come Vanotti, sia Ennio sia Alessandro, e Simone Ravanelli della Androni che ha appena partecipato al Giro.
Mi ricordo del duello Moser-Saronni, tutta la famiglia ne parlava, mio padre, mio zio e anche i clienti. Alla fine della tappa c’era il ritrovo in negozio ed era sempre un vociare in un modo esagerato, si scaldavano tutti, c’era chi stava da una parte e chi dall’altra, era agguerrita come cosa. Per me è stato l’ultimo duello vissuto profondamente. Mio padre era per Moser, mio cugino pure, era molto sentita come sfida.”
“C’è stato un periodo che Campagnolo si era un po’ addormentata sugli allori e Shimano ha superato”
Moser è stato tra i primi campioni ad utilizzare componenti Shimano, come vedi questa scelta?
“A quel tempo comandava un po’ lui (Moser), non solo a livello di gare, ma anche di mercato, quindi le scelte che faceva avevano un peso economico per lui. C’è stato un periodo che Campagnolo si era un po’ addormentata sugli allori e Shimano ha superato introducendo migliorie come le levette con gli scatti. Poi Campagnolo ha avuto un bel risveglio e si è ripresa, ma, ad esempio, non si è mai buttata nel mondo delle MTB. Adesso Campagnolo si sta muovendo bene su sui gruppi corsa di alto livello e sul gravel a cui ha dedicato un nuovo gruppo di alto livello, l’Ekar.”
Gli ultimi due anni sono state vendute quasi 4 milioni di bici, Campagnolo in questa occasione ha spinto di più?
“Campagnolo non ha fatto molto perché poi ad essere cresciuta molto è stata la MTB elettrica e le E-bike in generale, non facendo nulla per questo genere di bici non ha potuto fare molto. Per le Gravel e le E-bike sono aumentate le richieste, il problema è che adesso i marchi stanno spostando le consegne…”
Come vi comportate con un cliente che ha un gruppo top di gamma e gli si rompe un componente?
“Nel limite del possibile cerchiamo di sostituirlo con dell’usato, quando non c’è il componente nuovo disponibile, oppure gli diciamo di cercarlo su internet e di portarci il pezzo così glielo sostituiamo, purtroppo siamo arrivati anche a questa stregua. Non è una cosa bella, ma per soddisfare le necessità dei clienti si arriva anche a questo. In questi due anni è successo un po’ di tutto.”
La nascita della Gravel ha avuto molto successo, pensi andrà a eliminare alcuni modelli?
“Non credo, ci si va sempre di più specializzando e rimangono tutti i modelli. L’unica tipologia di bici che non vedo bene è la MTB classica di alto livello, adesso si fa un po’ più di fatica a vendere. In generale non credo che i modelli di bici diminuiranno, magari qualcosa andrà a spegnersi come, per esempio, l’utilizzo della ruota da 26′.”