Da qualche anno è cresciuto anche in Italia il fenomeno del bike sharing; città come Milano e Roma hanno fatto da apripista nazionale sbloccando una situazione da troppo tempo ostaggio di un trasporto urbano insostenibile.
Come molte altre capitali europee, le due principali città italiane sono state invase dalla colonizzazione dei bike sharing economici cinesi (Ofo e MoBike) che è riuscita ad imporre a basso costo una delle più importanti innovazioni che riguardano la mobilità condivisa, il cosiddetto free floating.
Questo termine anglosassone, letteralmente tradotto in flusso libero, indica la possibilità di poter fare a meno delle stazioni fisse di raccolta dei mezzi di trasporto in sharing. Una funzione che ha stravolto l’approccio con cui è possibile fruire di questo sistema tanto comodo quanto difficile da gestire.
L’esperienza milanese e romana purtroppo ci svela come spesso bici con questa caratteristica siano infatti trattate in modo errato, quando (ancora peggio) non diventano vittime di insensato vandalismo.
Un altro dei problemi del free floating è legato al fatto che spesso alcune zone della città con molta affluenza di utenti, rimangono sprovviste in breve tempo di biciclette, e, non essendoci stazione fisse di riferimento, molte bici potrebbero trovarsi parecchio distanti da dove ve ne sia realmente bisogno.
Negli Stati Uniti hanno provato a risolvere questo problema in maniera molto ingegnosa utilizzando a piene mani, indovinate un po’, la gamification.
Bike Angels è un progetto pilota nato a New York e sviluppato da Citi Bike nato per premiare i soci che aiutano a ridistribuire le biciclette nelle aree in cui le persone ne hanno più bisogno. I membri che si iscrivono a Bike Angels guadagnano punti che possono convertire in convenzioni presso attività e servizi come agevolazioni per usare lo stesso bike sharing, oppure carte regalo, abbonamenti, perfino veri e propri premi in denaro.
Dopo aver effettuato l’iscrizione si può cominciare a partecipare grazie all’app su cui vengono segnalati i trasferimenti che consentono di guadagnare più punti, i quali sono suddivisi in mensili, annuali e a vita, bici questi ultimi non soggetti a resettamento come gli altri due.
Un’idea molto semplice che unisce l’utile al dilettevole, per se stessi e per gli altri, e che consente ai cittadini di diventare parte attiva nella tutela e nella gestione del servizio: una bici ferma sarà vista come un potenziale premio che sarebbe un peccato non portare a casa. Chissà se un giorno non diventeremo anche noi “angeli delle bici”?