Parlando di cambiamento climatico si è creata confusione intorno al ruolo della bici. L’idea per la quale il suo uso sia inutile nel limitare gli effetti dovuti al riscaldamento globale è vera. Ma anche sbagliata.

 

Inquinamento e surriscaldamento 

In Italia produciamo circa 350 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, un numero enorme che tuttavia è molto minore di quello emesso da paesi come la Cina, nazioni che fanno la parte del leone nel riscaldamento globale. Una cosa è infatti l’inquinamento, un’altra il surriscaldamento. Certo, è vero che il secondo origina dal primo, ma è altrettanto vero che non tutte le attività inquinanti influiscono allo stesso modo. Il cambiamento climatico è un fenomeno globale provocato dal surriscaldamento che a sua volta deriva principalmente dai gas serra prodotti dal settore industriale e da quello energetico

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Il ruolo del cittadino e della sua bici 

Considerare l’impatto di una bicicletta su scala planetaria è perciò proporzionalmente sbagliato. Bisogna fare un distinguo importante tra effetti globali ed effetti locali. Il singolo individuo può intervenire sugli ultimi, su quelli riguardanti ad esempio la salute all’interno della propria città. Non sono effetti meno importanti e sono quelli che nell’immediato incidono maggiormente sullo stato di benessere delle persone. Oltre a differenziare correttamente i rifiuti e a limitare i consumi, uno dei più potenti mezzi a disposizione che abbiamo contro l’inquinamento locale è ovviamente la bici.

La CO2 causata dai trasporti 

Di tutte le emissioni inquinanti provocate dal nostro paese, circa il 25% dipende dai trasporti. Inutile dire che questo problema derivi e si concentri in particolare nelle città (soprattutto del Nord) ed è quindi questa la percentuale che maggiormente ci interessa. Non che l’altro 75% sia meno importante, ma questa è la parte che riguarda la maggioranza della popolazione ed è anche quella su cui abbiamo maggiore margine di intervento personale

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Vittime dell’inquinamento

34000 persone all’anno: questi sono i morti per inquinamento in Italia, un numero legato indiscutibilmente al riscaldamento globale. E’ bene però comprendere che si tratta di decessi che non si verificherebbero se non ci fosse una condizione locale malsana, nonostante il surriscaldamento. Uno degli ultimi rapporti ISPRA sulla riduzione delle emissioni climalteranti dedica più di un capitolo alla mobilità sostenibile e in un passaggio ci aiuta a capire meglio come globale e locale siano connessi.

Il cambiamento climatico aumenta l’effetto degli inquinanti 

Volendo fare una schematizzazione molto sintetica si può dire che il cambiamento climatico (dovuto ad inquinamento industriale) ha a che fare con il pianeta; l’alterazione  locale (dovuta all’inquinamento stradale) con i suoi abitanti. Il rapporto ISPRA ci dice che il cambiamento climatico globale però amplifica gli effetti avversi degli inquinanti a livello locale.

In quanto semplici cittadini, se vogliamo influenzare il risultato finale e le sue ripercussioni sulla nostra salute possiamo intervenire soltanto su di uno dei due fattori, il secondo.

L’equazione sbagliata che molti fanno è invece quella per la quale siccome tutte le cause risiedono nel cambiamento climatico globale non ha senso intervenire localmente. Il surriscaldamento del pianeta è una componente indiretta del problema, a differenza della deresponsabilizzazione che invece ha un ruolo molto diretto.

 

Globale e locale 

Che fare dunque? Se da un lato dobbiamo convivere con questo problema (globale), dall’altro possiamo ancora intervenire adottando delle contromisure che evitino un peggioramento a livello locale. Inutile dire che le migliori sono quelle che prevedono l’uso della bicicletta. Per visualizzare meglio come stanno le cose, la catena di negozi di biciclette Cycle Republic ha creato una sezione in cui è possibile visualizzare l’emissione di CO2 dei vari veicoli. L’infografica si basa sulla studio condotto dalla Accell Annual Report, i cui dati sono relativi ad un anno di utilizzo e ad una percorrenza giornaliera di 65 km.

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Come si può notare, a parità di condizioni la bicicletta consuma il 96% in meno di un automobile. Nei centri urbani è perciò la cura più potente che abbiamo per l’insorgenza di patologie legate alle polveri sottili.

 

Una protezione indiretta

La risposta alla domanda del titolo dunque è: sì, la bicicletta fa la differenza. Non perché riduce il riscaldamento climatico a livello globale, ma perché riduce gli effetti che questo provoca su di noi a livello locale. Non lo lascia agire quanto potrebbe. Utilizzando la bicicletta depotenziamo l’influenza che il cambiamento climatico può esercitare su di noi e sulla qualità della nostra breve esistenza. 

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