Ospitare una squadra di professionisti all’inizio della preparazione, nell’anno della pandemia, è un atto di intraprendenza e di coraggio, non una colpa.
In questi giorni ne hanno parlato tutti i media
Puntualmente si ripropone il tema della sicurezza sulle nostre strade e anche questa volta, per un soffio, si è sfiorata l’ennesima tragedia. A farne le spese alcuni corridori del team professionistico Bora-Hansgrohe che – sabato 16 febbraio all’ultimo giorno di ritiro sul lago di Garda – sono stati travolti da un SUV. Quest’ultimo non ha rispettato lo stop travolgendoli e procurando loro fratture multiple che ne hanno costretto il ricovero in ospedale.
“Abbiamo preso la decisone di chiudere l’hotel al pubblico – ci ha detto Nicola Verdolin, cofondatore di Bici Amore Mio e titolare del Garda Bike Hotel che ha ospitato la Bora – per poter garantire a Sagan e a tutta la sua squadra le migliori condizioni per il loro primo ritiro della stagione. Sappiamo bene quanto sia fondamentale garantire una bolla di sicurezza di questi tempi, in hotel il morale era alto e si percepiva una bella atmosfera sia tra i corridori sia tra i tecnici. Tutto questo costa impegno e dedizione, rischiare di vedere tutto compromesso per una distrazione altrui è frustrante, senza considerare che stavamo
lavorando per ospitare questo ritiro dal mese di luglio 2020″
“Bici Amore Mio – ha proseguito Verdolin – è sempre stata alla ricerca delle strade più belle e più sicure su cui pedalare, ancor prima che si cavalcasse l’onda del turismo in bicicletta. I cicloturisti stranieri scelgono da anni le nostre destinazioni proprio perchè l’Italia è considerata all’estero un’isola felice apprezzata ed ambita, una meta sicura dove pedalare e godere di tutto ciò di genuino che il terriorio sa offrire. In una stagione come questa, in cui il turismo italiano è in ginocchio, un episodio così grave dovrebbe far riflettere tutti”.
Rispetto reciproco sulle strade, più attenzione alla guida, consapevolezza della
vulnerabilità del ciclista rispetto alle auto e norme di tutela dei ciclisti. E’ quello che ci sentiamo di chiedere alle istituzioni ma anche agli automobilsti, l’Italia deve diventare subito un Paese ciclabile per tutti.
Fonte ufficio stampa Bici Amore Mio