Il tema degli spostamenti urbani durante la pandemia sta generando una serie di problematiche non di poco conto. Si nutrono diffusi sospetti su quanto le decisioni riguardanti la gestione del sistema di trasporti pubblici possano aver influito sulla seconda ondata di Covid-19. Le indicazioni prescritte dalle famose linee guida potrebbero anche essere efficaci in astratto, ma vengono molto velocemente annullate da comportamenti scorretti e da impossibilità attuative pratiche. E’ inverosimile pensare che il distanziamento sociale possa essere mantenuto quando la capienza è fuori dal consentito, fenomeno peraltro di per se stesso ambiguo e incontrollabile. Altrettanto inverosimile è pensare che tutti gli utenti indossino una mascherina certificata, funzionante e posizionata nel modo corretto, oppure che il progettato ricambio d’aria condizionata non venga vanificato dall’apertura di un finestrino magari a causa di cattivi odori o dal troppo caldo. Insomma, l’argomento è piuttosto complesso.

Fantozzi: la famosa scena dell’autobus “al volo”. Il genio di Paolo Villaggio aveva con largo anticipo individuato l’insostenibilità di alcune nostre abitudini come stiparci in un autobus colmo. via auto.it

Prepararsi al cambiamento

Le ragioni dietro a questa cattiva organizzazione sono di tipo economico e culturale, poco c’entra la volontà politica che segue nell’ordine le due motivazioni precedenti. Il cambiamento radicale che la pandemia imporrebbe non può essere realizzato in tempi brevi e tutta la strategia governativa è concentrata a limitare gli effetti che minacciano il nostro modello sociale. Quello che forse si sta sbagliando è proprio il fatto di non aver, parallelamente ai provvedimenti urgenti, pianificato per tempo una transizione economica che cominciasse a costruire un alternativa alla struttura dell’attuale mondo lavorativo, non più adeguato per uno scenario post-pandemico. Le attuali misure di contenimento non rappresentano la soluzione alla realtà completamente diversa che ci attende e rischiano invece di incastrarci in un limbo di perenne stato di allarme fatto di esasperazione sociale. Parlando di trasporti cominciano purtroppo a nascere dei dubbi sul bonus mobilità da 500 € che sembra essere l’esempio perfetto di questa mancanza di prospettiva futura. Non condividiamo il malcontento di alcuni che considerano il provvedimento uno spreco di risorse; da qualche parte bisogna cominciare e se si dovesse aspettare il momento buono non si farebbe mai nulla. Certo è che si poteva e doveva progettare meglio; in questo momento non stiamo parlando di attività ricreativa ma a tutti gli effetti di trasporti e mobilità, prima di tutto urbana.

Non abbiamo un generico bisogno di biciclette, abbiamo bisogno che le persone le utilizzino al posto di altri mezzi.

Il difetto del bonus mobilità

Senza falsa retorica speriamo davvero di sbagliarci e di vedere sempre più bici in giro, ma bisogna dire che il bonus mobilità previsto contiene un difetto che sarebbe stato giusto considerare. Il click-day di ieri ha permesso ai più calmi acquirenti di bici, monopattini, veicoli individuali elettrici e abbonati a servizi di sharing di poter usufruire di un contributo fino a 500€. Mancava un’opzione però, non meno importante: garantire il bonus anche a chi possiede già una bici, erogandolo sulla base dell’effettivo utilizzo che ne fa. Il rischio che corriamo è quello di vedere tante fatture ma non altrettante bici lungo le strade cittadine, perché non sappiamo se chi le acquista poi la userà in modo da alleggerire il TPL (Trasporto Pubblico Locale). La bicicletta inoltre, escludendo alcune città morfologicamente difficili per le quali è necessaria una PAS, è un mezzo tutto sommato economico e per il quale esiste un enorme mercato dell’usato. Oltre ad un incentivo per acquistare (a volte indirizzato troppo a cuor leggero verso modelli costosi a rischio furto), sarebbe stato giusto prevedere anche un incentivo per chi usa davvero la bici e in modo corretto. Più si pedala all’interno di precise aree o piste ciclabili, più si ottengono soldi del bonus. La tecnologia per un simile progetto esiste, in varie versioni e modalità; la più famosa è Pin-Bike.

La metropolitana di Mosca. via elisachisanahoscchi.com

Sgravare il TPL, guadagnarsi il bonus

Certamente il bonus per l’acquisto tramite un negozio da la possibilità ai rivenditori di avere più entrate e infatti andava nel caso diminuito ma sicuramente lasciato. Però investire anche nell’effettivo utilizzo ripagherebbe forse meglio in termini sanitari, contribuendo probabilmente a fare calare gli assembramenti sul TPL. D’altra parte la saggezza popolare lo sa bene: per vedere un cambiamento bisogna mettere le mani nel portafoglio, di solito per tentare di prendere. Questa volta sarebbe stato necessario dare. Dare soldi che avrebbero con molta probabilità convinto persone insospettabili ma con tutte le carte in regola per pedalare e a cui avrebbe fatto comodo, soprattutto con una crisi economica alle porte, sapere che spostarsi il più possibile in bici gli avrebbe consentito di guadagnare qualcosa. Per quanto il bonus ammortizzi i costi immediati si tratta di un investimento che non riguarda soltanto la liquidità che una persona riesce più o meno investire, ma anche aspetti relativi alla sua vita che tra loro devono armonizzarsi, quali la possibilità di parcheggio, la tipologia di abitazione, le distanze da coprire e lo stato delle strade, la capacità di prendersi cura del mezzo.. e molto altro.

 

Il reale messaggio che ci sta lanciando questa seconda ondata è quello di toglierci l’illusione che abbiamo accarezzato durante l’estate, l’illusione che si trattasse di un fenomeno passeggero dopo il quale saremmo tornati a vivere come prima. Probabilmente non sarà così, e bisogna adesso decidere se scegliere uno scenario migliore o peggiore rispetto al passato. Speriamo che in futuro, sembra già da Gennaio 2021, i nuovi incentivi possano includere non soltanto decisioni economiche ma anche e soprattutto comportamenti, quelli che maggiormente ci serviranno.