Un professore tedesco ha realizzato un sistema di trazione che sfrutta il concetto e il simbolo dell’infinito per funzionare.

Un concept dal futuro

Una ruota continua che gira nel simbolo dell’infinito, così si potrebbe definire l’invenzione del designer e professore tedesco Stephan Henrich. L’intuizione è sicuramente geniale e incarna nella materia il concetto da cui trae ispirazione, l’infinito appunto. L’architettura della Infinity bike punta a concretizzare l’idea di un moto con un funzionamento perpetuo basato sulla semplicità, perlomeno teorica. Il risultato è una bicicletta che sembra arrivata dal futuro e che per adesso non è che un concept visualizzabile in un render e in una stampa 3d; certamente si tratta di un prodotto poco pratico che necessiterebbe di un oculato sviluppo capace di snellirne la complessità e risolvere alcuni punti molto critici

L’infinito applicato ad una bici

La bicicletta inventata da Henrich è frutto di un lavoro durato anni che parte da prima del 2009: consiste in un veicolo monopneumatico a trazione integrale con tanto di marce e sistema di ammortizzazione. A sorreggere l’intera struttura c’è un telaio dentato a travatura reticolare che permette alla bici di funzionare come un ingranaggio. La spinta viene data dalla rotazione nel mozzo centrale e ricorda molto da vicino alcuni modelli recentemente nati come Reevo o Sada Bike. Rari esempi di successo nell’impresa non facile di uscire dal loro stato di concept e diventare delle vere bici in vendita. Infinity difficilmente ci riuscirà perché presenta punti critici molto più consistenti.

Più di un’ispirazione

Una volta passato l’iniziale entusiasmo per la geniale rappresentazione del concetto che questa bici riesce ad incarnare, saltano subito all’occhio i difetti che è costretta ad accettare. L’altra faccia della medaglia di una monopneumatico infatti è relativa alla sua sostanziale incapacità di curvare. Il telaio, che ricalca il profilo della ruota, è anch’esso rigidamente associato alla particolare forma che ostacola il movimento di rotazione. Tuttavia secondo Henrich, la sua bici non è un’utopia e necessita solo di partner e fondi economici per una realizzazione commerciabile. Non sappiamo se è così, Infinity forse è più vicina ad una provocazione artistica che ad un prodotto destinato alle masse; svolgendo però un non trascurabile ruolo ispiratore che potrebbe aver già influenzato i modelli sopra citati Reevo e Sada.