La ricerca di Sweco condotta a Göteborg durante e dopo la pandemia dimostra come l’economia di una città sia legata anche al ciclismo, ma anche come il ciclismo possa essere incentivato non solo con le infrastrutture.
30 minuti al giorno di bici
Dalla Svezia arriva un nuovo studio che conferma quello che ormai tutti sappiamo. L’utilizzo della bici porta a dei vantaggi economici e sanitari poiché “costringe” a compiere un minimo di attività fisica. La ricerca mostra come 30 minuti al giorno di bici a bassa intensità siano sufficienti a ridurre il rischio di diverse malattie. Purtroppo però solo il 7% degli svedesi raggiunge le 2,5 ore raccomandate di attività motoria a settimana, esponendosi così a malattie che costano, sia fisicamente che economicamente. Lo studio però affronta anche un altro tema, piuttosto inusuale, quello legato ai parametri con cui viene valutata la convenienza di un mezzo di trasporto rispetto ad un altro. E forse è proprio lì che si nasconde uno dei punti su cui fare leva per incentivare a monte il ciclismo urbano.
Risparmiare miliardi
Per illustrare i vantaggi di una maggiore mobilità ciclistica, Sweco (società di consulenza in tecnologia ed architettura) ha eseguito un’analisi costi-benefici sulla mobilità ciclistica della città di Göteborg prima e durante la pandemia. Nella città svedese, i viaggi in bicicletta sono passati da circa 100.000 al giorno nel 2019 a 115.000 nel 2020, ognuno in media lungo circa 4,1 km. Secondo lo studio di Sweco è stato risparmiato 1 miliardo di corone svedesi e salvate 25 vite umane, tutto ciò principalmente a causa dell’aumento dell’attività fisica, dell’abbassamento dell’inquinamento e del calo degli incidenti. Sfortunatamente, la bicicletta rappresenta solo il 9 % dei viaggi a Göteborg, nonostante il 45 % dei residenti della città debba compiere meno di 30 minuti di bicicletta per andare al lavoro. Se tutte queste persone dovessero prendere la bicicletta, significherebbe un profitto socio-economico di almeno 3,6 miliardi di corone svedesi all’anno. Ma il problema sembra essere la percezione del tempo.
Un problema di tempo
Il tempo, manco a dirlo, sembra essere un fattore decisivo nei calcoli riguardanti i trasporti urbani. Ciò svantaggia la bicicletta, alla quale viene attribuito uno scarso valore per tempo di percorrenza. Questo perché il termine di paragone è di solito la velocità di un automobile. Considerando il suo uso al netto del traffico, la velocità che può raggiungere un’auto è molto elevata, quindi si tende giustamente a pensare che usandola si arrivi prima e si ottimizzino i tempi. Ma ragionando in modo più ampio questo non è affatto vero: analizzando i costi sanitari ed economici, di gestione del mezzo, di impatto ambientale e suddividendoli ancora in termini collettivi e individuali, non sembra affatto una modalità di spostamento molto conveniente. In altre parole, il tempo che virtualmente si risparmia lo si paga in altri momenti e sotto altre forme.
Cambiare la percezione
Quello che va ribaltato è il termine di paragone su cui vengono fatte le valutazioni; il fatto che sia possibile raggiungere certe velocità non significa che globalmente ci sia un guadagno in termini di tempo. Inoltre l’impatto ambientale e il rischio collettivo che comporta l’andare troppo veloci dovrebbero, almeno teoricamente, disincentivare un simile modo di guidare.
Se dovesse diventare il tempo di percorrenza di una bici (magari elettrica) il parametro di riferimento per gli spostamenti urbani, lentamente potrebbe cambiare la percezione che ne hanno le persone, e quindi delle conseguenti scelte che tendono ad operare in tema di trasporti.