Tommaso Cavorso, Michele Scarponi e Silvia Piccini, sono solo tre dei nomi delle centinaia di ragazzi, bambini e adulti ciclisti che ogni anno vengono ammazzati da un automobilista sulle strade italiane.
Siamo quasi alla fine del 2022 e ancora non mi spiego come questo possa essere possibile.
Si leggono quotidianamente notizie di incidenti come se fosse la normalità, perché purtroppo in Italia questa è diventata la normalità, ma non dovrebbe essere così, anzi non deve essere così soprattutto in un Paese come il nostro che è uno dei Paesi più belli al mondo per pedalare e non solo.
Per questo motivo ormai dal lontano 2014 insieme a Marco Cavorso, il padre di Tommaso e Maurizio Fondriest, campione mondiale di ciclismo, abbiamo fondato l’associazione culturale Io Rispetto il Ciclista. Il nostro obiettivo era, e continua ad esserlo, quello di diffondere una cultura di rispetto del ciclista sulla strada, che manca nel nostro Paese.
“Ricordo quando ci siamo incontrati per la prima volta,
era venerdì 19 dicembre all’autodromo del Mugello”
Io Rispetto il Ciclista, in Italia serve più cultura
Ricordo molto bene quando ci siamo incontrati per la prima volta tutti insieme: era venerdì 19 dicembre all’autodromo del Mugello. Io ero tornata da pochissimo dal mio giro del mondo in bici e Marco Cavorso mi aveva chiamata per invitarmi alla presentazione del libro dedicato al figlio, scritto con la prefazione di Maurizio Fondriest, “Tommy sapeva correre”.
Io avevo ancora fresco sulla pelle l’incidente subito dopo 15.000 km a Phoenix in Arizona dove un automobilista impegnato al cellulare non si è accorto della mia presenza e mi ha completamente travolto rompendomi la quinta vertebra cervicale. Marco aveva da pochi anni perso Tommy che mentre si allenava in bici sulle strade dietro casa è stato ucciso sul colpo da un automobilista che ha fatto un sorpasso su linea continua di 4 macchine spezzando la vita di un ragazzo di 14 anni pieno di sogni e progetti. E Maurizio che ha vissuto per anni allenandosi sulla strada e facendolo ancora oggi e che ha sentito come tutti noi il dovere di spendersi per cambiare cultura in Italia.
“Da quell’incontro è scaturita
la voglia di mettere insieme le nostre energie”
Da quell’incontro è scaturita la voglia di mettere insieme le nostre energie, il nostro tempo e le nostre idee per rendere l’Italia un Paese sicuro per pedalare. Siamo stati in Parlamento più e più volte per chiedere l’introduzione nel codice della strada della distanza minima di sicurezza di un metro e mezzo in fase di sorpasso di un automobilista rispetto ad un ciclista. Legge che è già presente nella maggior parte dei Paesi Europei e non solo e che per vari motivi ad oggi in Italia non è ancora stata introdotta.
Il pellegrinaggio in bici da Papa Francesco
A febbraio del 2016 siamo partiti da Trento in bici per un pellegrinaggio che ci ha portati a Roma da Papa Francesco. Il pontefice ci ha accolti e gli abbiamo donato il libro di Tommy. Qualche anno dopo Maurizio e Marco hanno percorso tutto il Cammino di Santiago di Compostela in bici portando 14 maglie di altrettanti ragazzi uccisi sulle nostre strade. Negli anni successivi io ho deciso di anticipare di un giorno tutte le tappe del Giro d’Italia maschile con il mio progetto il Giro di Paola per sensibilizzare sul tema della sicurezza.
“L’indicazione serve per dare maggiore attenzione in fase di sorpasso,
ma soprattutto per rendere le nostre strade siano più sicure per pedalare”
Negli scorsi anni la nostra campagna ha iniziato a essere fisicamente presente sulle strade con l’installazione di oltre 4.000 cartelli in più di 400 comuni che indicano il sorpasso minimo di sicurezza di un automobilista rispetto ad un ciclista. Cartelli che stanno invadendo sempre più l’Italia e che hanno un significato molto preciso: ricordare agli utenti della strada la presenza di altri utenti più deboli. L’indicazione serve per dare maggiore attenzione in fase di sorpasso, ma soprattutto per rendere le nostre strade siano più sicure per pedalare.
Il momento di cambiare direzione… in bici
Sono certa che oggi sia arrivato il momento di cambiare direzione. La situazione attuale ci fa ogni giorno capire sempre di più quanto la bicicletta possa essere uno dei mezzi per aiutare il Pianeta, ma in primis noi stessi. Ma per poter pedalare con serenità dobbiamo anche essere sicuri ed è per questo che credo che ognuno di noi oggi debba prendersi l’impegno di rendere le proprie strade sicure. Ognuno, nel so piccolo, può coinvolgere il proprio comune per installare i cartelli “Io rispetto il ciclista” e non solo.
Il nostro lavoro è stato quello di invitare tutti i comuni italiani a posizionare il cartello grazie all’aiuto della carissima amica e ciclista Cristina Doimo, ma purtroppo tanti comuni ancora oggi non hanno questa sensibilità. Per questo penso sia necessario far sentire la nostra voce attraverso anche solo il piccolo gesto dell’installazione dei cartelli.
E quindi per chi ci volesse aiutare a rendere l’Italia un Paese sicuro per pedalare può scrivere a iorispettoilciclista@gmail.com per ricevere tutte le istruzioni per proporre ai comuni il posizionamento dei cartelli.
Per il rispetto del ciclista. Per il rispetto della vita.
Perché piccoli passi cambiano il mondo e noi il mondo lo vogliamo cambiare.
Mi associo alle vostre affermazioni con l’intento di rafforzarle.