La passione non è mai abbastanza quando si parla di bici. Oggi raccontiamo l’esperienza di un giovane meccanico che di passione ne ha da vendere, Roberto D’Anna. Questo giovane ciclista ha aperto la sua officina “D’Anna Biciclette” a Corsico, alle porte di Milano, dopo sei anni a Cicli Rossignoli. In questa intervista racconta a Bicitech la sua esperienza da giovane imprenditore, la crescita professionale e la sua filosofia.
- Come racconti l’esperienza a Rossignoli?
L’esperienza Rossignoli si divide in due momenti, i primi 3 anni in via Solari dove c’era il mio maestro, Filippo Zanazzi, di cui Rossignoli ha rilevato l’attività quando è venuto a mancare. Rossignoli mi ha messo lì a gestire il negozio per questi primi tre anni con la promessa che in seguito sarei entrato nel negozio ufficiale come meccanico tecnico corsa.
“Tre anni di formazione a gestire un negozio
e successivamente in casa madre”
I primi tre anni sono stati una figata, una bella nave scuola; ero solo, a vent’anni, con le chiavi del negozio e lo gestivo io, in tutto e per tutto! Dopo tre anni in via Solari sono stato trasferito in casa madre perché il vecchio Tecnico Corsa di Rossignoli stava andando in pensione.
Nel negozio ufficiale Rossignoli la situazione era diversa, ho iniziato a occuparmi nello specifico delle bici da corsa, ma ero sempre disponibile per dare una mano anche in altri ambiti come quello della saldatura.
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Quando sei entrato in Rossignoli, come hai affrontato le riparazioni dei gruppi corsa?
Subito hanno iniziato a farmi seguire i corsi Shimano e Campagnolo che si tengono una volta all’anno. Per quanto riguarda la manutenzione dei gruppi elettronici e spurghi, mi dava una mano il Vismara (il vecchio tecnico corsa) e i video disponibili online. Per esempio, Campagnolo ha sul suo canale YouTube tantissimi tutorial in cui spiega per filo e per segno disponibili a tutti, non solo hai meccanici professionisti. Fare oggi il meccanico specializzato è più semplice anche per questa ragione, se cerchi on line si possono trovare tutorial per ogni tipo di riparazione.
- Quando nasce Cicli D’Anna?
Nel 2018 avevo preso questo spazio, dove nasce oggi D’Anna Biciclette, e inizialmente venivo qua per farmi i fatti miei dopo lavoro. Quando ho trovato questo spazio, l’ho ristrutturato, ho fatto il soppalco e piano piano la gente iniziava a chiedermi se facessi riparazioni, ma declinavo sempre “Sono chiuso, non sono un negozio”.
I fornitori li conoscevo, i cataloghi pure, gli attrezzi li avevo…
mi sono detto “Se non lo faccio ora, non lo faccio più”
Ho sempre avuto il tarlo nella testa che mi lavorava nella testa “Potresti aprire la tua attività”, alla fine l’ho fatto. Non è stato difficile iniziare perché la gente del quartiere già mi conosceva. Ho solo dovuto alzare la saracinesca, mettere una cassa e aprire la partita IVA. I fornitori li conoscevo, i cataloghi li sapevo a memoria, i materiali già in bona parte li avevo e mi sono detto ” Se non lo faccio ora, non lo faccio più”.
- La tua filosofia di bicicletta? Cosa ti contraddistingue dagli altri ciclisti
La voglia di non sostituire, ma cercare sempre di riparare il più possibile. Io sono uno di quelli che nei cassetti tiene da parte i cuscinetti di qualsiasi misura, perché dico ” Non si sa mai, possono tornare utili magari per riparare qualche componente”. Io sono contento perché mi piace riparare e il cliente è contento perché risparmia. Bisogna sempre trovare il limite dove ha senso riparare, però in molte situazioni riparare, al posto che comprare un nuovo pezzo, è meglio, soprattutto quando i componenti non sono più disponibili o disponibili a costi esorbitanti.
Aprire il comando smontare tutti i pezzi, trovare le mollette usurate, sostituirle e rimontare il tutto in modo che finzioni è difficile: sono uno dei pochi che riesce a fare questa lavorazione e ne sono orgoglioso.
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Da meccanico sei passato a saldare telai…
La mia formazione è sempre andata al contrario. Da piccolo ho iniziato a smontare la bici, poi a ripararla e in fine a saldare, quindi sono adatto a ritrosi rispetto a quella che è la costruzione della bici. Quello che mi ha sempre fatto impazzire della bici è scoprire tutti i componenti che la compongono: non è solo una bici, c’è un telaio, la forcella le ruote e tutta una serie di pezzi che messi insieme funzionano.
Il telaio “vive” perché non ci sarà mai un telaio identico all’altro
Poi ho scoperto che lo stesso vale anche per il telaio una volta che è nudo non è un semplice telaio! Anche lui ha dei pezzi: la scatola del movimento centrale, i forcellini, i tubi, la testa forcella. Il telaio “vive” nel senso che non ci sarà mai un telaio identico all’altro perchè si può scegliere tra un’infinità di geometrie infinite, quini la bici su misura ti permette di partire dal nulla (4 tubi e un paio di forcellini) e da lì tirare fuori una cosa che funziona: una bic! CREARE qualcosa che funziona è più che far semplicemente funzionare dei componenti messi insieme.