Non c’è tregua sul fronte dell’import-export di biciclette nei Paesi membri dell’Unione Europea: l’ultima notizie parla di una nuova serie di indagini che Brussels sarebbe in procinto di avviare sulla scorta di quanto richiesto dalla EBMA, l’European Bicycle Manufacturers Association.

Come già accaduto in merito alle bici elettriche (e-bike), l’EBMA è convinta che la Cina aiuti le sue industrie del ciclo a concorrere sui mercati esteri finanziandole perché possano permettersi un costo del lavoro e, quindi, dei prodotti finiti più basso del normale ed ha presentato in sede europea un esposto contro lo scadere delle attuali misure anti-dumping che impongono una tassazione del 48,5% sulle bici di Pechino.

Il 6 giugno prossimo decadrebbero infatti i termini di tali misure: qualora la Commissione Europea dovesse prendere in considerazione il procedimento, esso durerebbe 9 mesi, che rappresenterebbero intanto una proroga automatica delle norme anti-dumping in vigore.

Si arriverebbe così a coprire il tempo da qui al mese di Marzo 2019, in attesa di un verdetto che potrebbe a quel punto estenderle per ulteriori 5 anni.

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Molti ritengono però improbabile che la UE avvii una seconda indagine sulle bici cinesi: infatti la crociata della EBMA contro le bici – elettriche e non – importate dalla Cina sta scatenando pareri contrastanti e la legittimità di un’estensione anche alle bici tradizionali pare discutibile.

Intanto, le biciclette che arrivano in Europa dall’ex-Celeste Impero sono sempre di più: a dispetto di quella maggiorazione dei prezzi del 48,5% e dall’ulteriore tassa del 14% pagata sulle importazioni, le due ruote con gli occhi a mandorla sono comunque salite del 39% nei primi 9 mesi del 2017.

Secondo l’Eurostat, il periodo Gennaio-Settembre del 2017 ha registrato l’importazione di ben 466.000 unità dalla Cina: a chi fa paura la bici cinese?