007-s93b7812_hr-crop-u1213Anna Mei, 48 anni, atleta professionista, nel 2011 ha realizzato il recordo del Mondo di 24H, percorrendo in bicicletta 711,04 km alla media di 29,63 km/h nelle 24H al velodromo Roberto Battaglia di Busto Garolfo. Successivamente nel 2013 ha nuovamente battuto il suo stesso record al velodromo di Montichiari, percorrendo 738,851 km, oltre a stabilire il record di permanenza su pista, con 901 km percorsi in h. 32,02.
Nel 2015, precisamente il 31 Ottobre al Velodromo di Montichiari alle ore 10, Anna proverà a battere il suo ultimo record, tentando i 1000 Km su pista.
Questa l’intervista realizzata dall’ufficio comunicazione di Merida, che sostiene Anna in queste sue imprese e nelle sue diverse iniziative.

– Da dove nasce l’amore per questo sport?
“E’ un amore che c’è sempre stato. Alla fine degli anni ’90 sono diventata insegnante di spinning. Nel 2007 sono andata per caso su una mountain bike e qualche settimana dopo ho fatto la prima gara. Ho fatto dello sport la mia vita, avendo frequentato l’ISEF ed essendo insegnante di Fisica motoria, però dei tanti sport fatti in precedenza il ciclismo è stato l’ultimo di un lungo percorso atletico.”

– A che età ha iniziato ad approcciarsi al ciclismo?
“Intorno ai 30 anni, piuttosto “tardiva” rispetto ai professionisti che si è soliti conoscere. Ritengo che la ginnastica artistica, sport che ho praticato fin da piccola, mi abbia agevolato molto negli anni in questa mia passione poiché secondo me è una disciplina che getta le basi per qualsiasi tipo di sport. Essendo poi forte in volteggio e corpo libero avevo gli arti inferiori molto sviluppati, ecco spiegato il perché del ciclismo e non l’arrampicata.”

– Lei è identificata come sportivo che sfida i propri limiti. Quanto è importante nello sport “spintersi oltre”?
“Non ho mai pensato di sfidare i miei limiti, ma di mettere alla prova una mia capacità, difatti domandai al mio preparatore di allora se potessi battere il record detenuto da Seana Hogan e lui mi disse che non ci sarebbe stato alcun problema. Pertanto io non li ho mai visti come limiti, ma semplicemente come l’espressione di quello che probabilmente sono in grado di fare. Tutti abbiamo dei limiti e sono quelli che ci poniamo nella nostra testa.”

– Preparare un record del genere che problemi presenta?
“Le difficoltà sono determinate dal tempo, perché sono degli allenamenti lunghi e intensi, ed essendo una persona che fondamentalmente ha una vita “normale”, ovvero lavoro come insegnante, e non sono ciclista di professione, trovare il tempo per gli allenamenti è faticoso, anche se spesso riesco ad “incastrare” le cose. Inoltre si annulla il tempo di recupero, non essendo un ciclista che lo fa di professione, non posso permettermi di allenarmi e rincasare per riposare a gambe all’aria, i miei ritmi sono: se di mattina insegno, mi alleno nel pomeriggio e viceversa, pertanto manca proprio una fase di recupero. Un pensiero ricorrente è: ma se facessi la ciclista di professione, avendo la possibilità di pedalare e basta, allora questi limiti dove potrebbero arrivare?”

– Ha sentito la necessità di affidarsi a dei preparatori sia atletici che specialisti in nutrizione per aiutarla nelle performance?
“Assolutamente si, un record del genere non si inventa. Ritengo che chiunque debba affrontare un record necessiti di una figura esterna che la indirizzi in un percorso di crescita oltre che atletico anche alimentare. A tal proposito il mio ultimo record fu inficiato proprio dal tipo di alimentazione che avevo, nonostante seguissi tutte le tabelle nutrizionali e la classica dieta dello sportivo. Fu chiaro quasi subito che avevo dei problemi che ostacolavano la mia performance. Non riuscivo più ad alimentarmi, e se inizialmente si parlava di anoressia nervosa durante la gara, infine si scoprì che ero gluten sensitive e allergica alla caseina. Per questo mi sono affidata ad un Biologo nutrizionista esperto come il Dr. Massimo Caliendo (membro dell’Associazione Merida Health Project), il quale grazie alla sua esperienza ha capito di dover eliminare immediatamente glutine e caseina dalla mia dieta, dieta che la maggior parte degli sportivi segue ovvero carico di carboidrati pre-gara.”

– Lei è la madrina dell’Associazione per i Bambini Farfalla (bambini affetti da una malattia che si chiama epidermolisi bollosa) e per la quale tutto il ricavato dell’evento a Montichiari il 31 Ottobre verrà devoluto, come li ha conosciuti?
“Io ho conosciuto i Bambini Farfalla ad una 24h organizzata nel 2010 per sensibilizzare su questo argomento. Nel momento in cui ho conosciuto loro e le famiglie non sono più riuscita a staccarmene. E’ una malattia che ha un livello di dolore altissimo, difatti è ritenuta forse una delle malattie più dolorose al mondo, in quanto questa pelle che si sfalda e che si squama determina come delle bruciature molto dolorose su tutto il corpo, hanno queste fasciature che si incollano sulla carne viva che vengono fatte e tolte dalle mamme ogni 2 giorni con grandissima sofferenza. Sono stata colpita dalla loro voglia di vivere, sono bambini che hanno occhi incredibili e che portano il loro dolore con un onore e una fierezza encomiabile.”