Alex Bell è uno dei tanti pendolari a due ruote che ogni giorno pedalano fino al posto di lavoro attraversando la Grande Mela. Adesso che le e-bikes, con ben 4 anni di ritardo rispetto ad altre città americane, sono finalmente legali anche a New York, i cittadini come lui potranno muoversi più agilmente e percorrere maggiori distanze.

Uno dei fattori chiave affinché l’utilizzo della bici in città sia condiviso da larghe fette di popolazione riguarda sicuramente le piste ciclabili. La loro “costruzione” è più semplice in alcune città rispetto ad altre ma è proprio in quest’ultime, di solito congestionate dal traffico automobilistico, che se ne sente più il bisogno.

Ma anche laddove le piste ciclabili esistono, la vita del commuter (ossia il “pendolare”) non è affatto semplice. Una diversificata casistica di intoppi possono intralciare il percorso del ciclista, creando spiacevoli inconvenienti se non, per fortuna molto raramente, anche disagi molto più seri. 

Stufo di dover compiere con la sua bicicletta slalom e manovre all’ultimo secondo, Alex Bell ha deciso di provare a suggerire una soluzione. 

Sfruttando le telecamere di sicurezza stradale che riprendono costantemente le vie di New York, ha elaborato un algoritmo che riconosce quando le corsie ciclabili e degli autobus sono invase da automobili. 

Bell ha utilizzato TensorFlow, uno strumento di apprendimento automatico sviluppato da Google, per “addestrare” il programma a identificare quali tipi di veicoli stanno bloccando la corsia. In questo modo è possibile differenziare i camion di consegna o i taxi che si fermano senza diritto da, ad esempio, gli autobus che prendono i passeggeri ad una fermata.

I risultati sono stati come previsto: le piste ciclabili erano bloccate frequentemente (circa il 40% delle volte) e la corsia degli autobus ancora di più (quasi il 60% delle volte). 

Nonostante una sua lettera al New York Times, la scoperta di Bell non ha ancora ricevuto riscontro, ma lui non resta a guardare. Ha caricato il suo codice sorgente su GitHub, una piattaforma di sviluppo software open source, incoraggiando altri a migliorarlo e osservando che chiunque può applicare il suo algoritmo. Ha ricevuto infatti richieste da ciclisti di Boston, Londra, Chicago e di molte altre città.

L’utilizzo di sistemi di sorveglianza a circuito chiuso introduce però problemi di natura etica e di privacy, se quanto quindi l’utilità di un software in grado non soltanto di monitorare l’attività automobilistica scorretta, ma anche di segnalare illeciti più importanti o anche più semplicemente ostacoli allo scorrimento come buche nell’asfalto sia più importante del fatto che in qualche modo i nostri comportamenti vengano costantemente osservati. Chi la spunterà?