Tutto si può dire di Uber, tranne negare che sia una di quelle aziende che cambiano letteralmente le regole del gioco: come ci ha provato – parzialmente riuscendoci – con gli spostamenti su 4 ruote, adesso ci proverà con quelli su due ruote. L’ultima novità sfornata dal colosso da 48 miliardi di dollari è il suo ingresso nel panorama del bike sharing, a partire da San Francisco.

Da questa settimana gli utenti troveranno la possibilità di noleggiare non solo auto e guidatori ma anche biciclette.

Come riportato anche dal New York Times, si tratta della prima mossa di Uber per integrarsi nel bike sharing, un fenomeno in crescita negli States ma che incontra ancora molte resistenze.

Uber, dunque, proverà a scardinare ancora un’abitudine degli Americani, invadendo le città con un servizio di e-bike “free floating”, ossia privo di stazioni fisse di rilascio e prelievo.

Le bici saranno dotate di un sistema di blocco interno, la prenotazione ed il rilascio saranno gestite via app.

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I tempi sono quelli giusti, in quanto Uber segue a ruota altri gestori come ofo e Mobike, che dalla Cina, patria del bike sharing dockless, si sono avventurati negli USA.

L’incognita è però dietro l’angolo: portare la bici ad essere un’abitudine negli spostamenti degli Americani a quanto pare potrebbe essere una sfida culturale non da poco.

Sebbene gli spostamenti del 43% delle automobili a stelle e strisce non superino le 3 miglia quotidiane (ossia meno di 5 km al giorno) gli Americani non contemplano la bicicletta tra i loro mezzi usuali per recarsi al lavoro o spostarsi in città.

Molti sostengono che le metropoli degli Stati Uniti siano eccessivamente grandi per utilizzare delle bici: eppure proprio la Cina, la cui scala metropolitana e rurale ha poco da invidiare agli USA, è testimone di un’esplosione tale del bike sharing da contare un secco 10% in meno nell’utilizzo delle auto in città come Shenzen (12 milioni scarsi di abitanti) dopo l’introduzione di 500.000 bici “free floating”.

Insomma, il perché la bici ed il bike sharing siano ancora una relativa novità negli USA è probabilmente una questione di mentalità che Uber cercherà di intaccare.

Questa volta con effetti che potrebbero non essere negativi per nessuno: spostare parte dei chilometri percorsi dagli Statunitensi sui pedali elettrici vorrebbe dire meno traffico nelle arterie stradali urbane, il che si tradurrebbe in minore inquinamento – utile per tutti – e in minori tempi di percorrenza – cosa utile anche ad Uber, che libererebbe così i suoi conducenti dal piccolo cabotaggio (appannaggio delle bici) per concentrarli su viaggi più lunghi e redditizi.