Dai taxi alle biciclette: Uber non demorde e torna alla carica in uno dei Paesi che più l’hanno osteggiata nei mesi scorsi, la Germania. 

La notizia che potrebbe invertire la popolarità della società americana, attualmente attiva solo nelle città di Berlino e Monaco in territorio tedesco, è relativa al lancio di JUMP, la versione bike sharing del servizio, proprio in casa di Angela Merkel.

Uber JUMP: un lancio inatteso

Durante la NOAH Conference, appuntamento berlinese che riunisce l’ecosistema digitale europeo degli imprenditori, il CEO della notissima società di trasporti a noleggio Dara Khorowshahi, ha annunciato l’imminente attivazione in Germania del servizio JUMP.

Una mossa che potrebbero prendere allo stomaco i Tedeschi, in quanto spiazzante: da Amburgo a Monaco la bicicletta fa parte della cultura urbana consolidata ed il bike sharing è molto utilizzato. Inoltre si tratta di una presa di posizione difficile da contestare dalle categorie che sino ad oggi innalzavano i cartelli «Uber Go Home», ossia i tassisti.

 

Un impegno nei confronti della Germania

Al pubblico presenta alla NOAH Conference, Khorowshahi ha detto:

Vorrei che questo fosse colto come un segnale di impegno nei confronti della Germania, che potrebbe diventare il simbolo di ciò che Uber sarà
.

Il messaggio del CEO parla di un impegno di Uber, per nulla disposta a recedere da un mercato come quello tedesco e, più in generale, europeo, a dialogare e collaborare con i governi locali per far sì che il modello proposto funzioni.

Uber JUMP Germania

La chiave per far girare senza attriti lo schema economico e di trasporto della società americana si chiama dunque JUMP, o, se preferite, bicicletta.

 

JUMP può ridare verginità ad Uber?

In questa ricerca di una seconda verginità, Uber punta dritta sui temi classici della mobilità sostenibile, vale a dire riduzione delle emissioni inquinanti, decongestioni dei centri città e trasporti intelligenti o, per lo meno, ottimizzati.

JUMP, in quanto servizio di bike sharing, è stata la trovata se vogliamo più geniale ma anche più ovvia che la società potesse fare in questo periodo storico nel quale la bicicletta sta vivendo una globale investitura a “mezzo del futuro”.

Uber a Berlino e Monaco opera grazie al servizio 100% elettrico Green ma, evidentemente, la spinta dell’opinione pubblica sulla ciclabilità urbana è ben più forte, specie in Europa.

Così, mentre JUMP entrerà probabilmente a regime in Germania a fine estate (a Washington e San Francisco è già attivo), Uber cercherà di scrollarsi di dosso le etichette ricevute un po’ dovunque per via della sovrapposizione con i servizi offerti dai tassisti licenziati: l’unica vera incognita può essere rappresentata dal bike sharing stesso.

JUMP risponde ala categoria dei cosiddetti “free floating” o “dockless” (ossia senza stazioni di prelievo e restituzione fisse) e laddove questi hanno davvero preso piede si sono presentati problemi notevoli di “anarchia” urbana, con abbandoni indiscriminati dei mezzi nei posti più impensabili.

Un fenomeno legato al mal costume ma riscontrato tanto in Cina quanto in Europa: Uber saprà superare anche questo?