I numeri parlano chiaro: ogni anno l’inquinamento atmosferico è responsabile di 3.500 ricoveri e 1.300 morti premature nella città di Toronto, in Canada. Un bollettino di guerra cui il City Council sulle rive dell’Ontario vorrebbe opporre un piano fatto di trasporti a emissioni zero e piste ciclabili.

L’ultimo report pubblicato dal Toronto’s Medical Officier of Health non lascia molto scampo ai dubbi: nell’aria della conurbazione canadese il mix di monossido di carbonio e di particolato si mantiene su livelli eccessivi e il dito degli esperti è puntato senza mezzi termini contro le automobili.

I dati si rifanno a quella parte di inquinamento imputabile ai gas di scarico dei motori a combustione ed al deterioramento di pneumatici, freni ed asfalto e la città canadese intende per questo investire su nuove forme di mobilità pulita.

Quelle misure che sono state ribattezzate “salva vita” per i cittadini di Toronto includono anche un pesante passaggio di consegne dalla mobilità privata a quella pubblica, meglio se condivisa e ad emissioni zero.

La ricetta, in parole povere, prevede tante auto elettriche e nuovi chilometri di piste ciclabili.

Il City Council ha dato un nome a questa serie di iniziative e progetti, raggruppandoli nel piano TransformTO, che vorrebbe tagliare le emissioni di gas serra della città dell’80% entro il 2050.

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Mentre la politica però ne rallenta l’attuazione perdendosi in litigi sul suo finanziamento – dinamica che dimostra l’eterna validità del detto “tutto il mondo è paese” – rimane in piedi la solita domanda: come fare a convincere milioni di persone a cambiare abitudini, abbandonare l’auto per un’omologa a basse emissioni o addirittura per una bicicletta?

È sufficiente costruire piste ciclabili?

I Canadesi sperano che forzare il ricambio generazionale del parco veicoli ed incentivando il ricorso al trasporto pubblico si inneschi un miglioramento della qualità dell’aria a sua volta a vantaggio di mezzi più “leggeri”, come la bici.

Che sia da un Paese progredito come il nordamericano Canada che arrivano notizie del genere potrebbe rinfrancare gli amministratori nostrani ma pone soprattutto l’accento su un problema che ormai è condiviso da tutte le metropoli mondiali.

Saranno le bici la risposta?