Mettersi in testa di condurre una vita “sostenibile” dal punto di vista ambientale può mettere di fronte a problemi pratici: è ciò di cui si è reso conto lo studente al quarto anno di ingegneria Simon Park, della canadese University of Victoria.

Siamo in un altro continente e la mentalità nordamericana è propensa al trovare soluzioni “personali”: è quanto ha fatto Park, che ha speso i suoi talenti ingegneristici per facilitarsi la vita senza rinunciare a perseguire il suo intento.

Per non contribuire all’inquinamento globale, il giovane Simon decise negli anni addietro di pedalare da casa all’università. Di per sé poca strada ma con qualche collina da superare: Park non è un atleta e nemmeno gli interessa diventarlo, per cui ha sentito il bisogno di trovare una soluzione al problema.

Acquistare un’e-bike era fuori discussione: troppo cara.

Costruirne una si configurò come l’unica scelta possibile; già che c’era. Park ci mise però del suo.

Invece che installare il classico “kit” di retrofit, l’ingegnere in erba ha pensato bene che, forse, un carrello-motore consentisse maggior versatilità d’impiego.

Park ha così messo assieme un propulsore elettrico, il telaio di una bici da bambini e delle ruote prese da kit per chi è ancora insicuro sulle due ruote e ha così assemblato quello che ha battezzato Caboost.

L’idea può sembrare stravagante, eppure la prospettiva d’uso c’è, specie se si pensa a quanti non vogliono modificare e tantomeno smettere di usare la propria bicicletta tradizionale o al mondo delle consegne nell’“ultimo miglio”.

Ci sarà un motivo se Caboost è riuscito ad ottenere ben

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: uno, di 2.500 dollari, dal Wighton Engineering Product Development Fund e l’altro, di 300 dollari, dal Pitchit innovazione Contest della stessa University of Victoria.

Nessuna cifra da capogiro ma il ventunenne Park fa le sue mosse con gradualità: chissà che l’ingegno non venga premiato?