La diffusione dei dati relativi all’andamento del mercato bici 2017 da parte dell’Ambre, l’Associazione Nazionale dei costruttori, importatori e distributori nel settore della bicicletta in Spagna, la quasi contemporanea relazione di Confindustria Ancma sull’analogo andamento in Italia, e dell’Union Sport et Cycle per la Francia, costituiscono l’occasione per un confronto tra le dinamiche dei tre mercati che, pur vantando una interazione storica, non sono privi di sostanziali differenze sul piano culturale e comportamentale.

Anche se la storia del ciclismo nel suo passato è costellata da imprese di grandi campioni appartenenti alle tre nazioni, con importanti ricadute in termini di passione ed entusiasmo, la diffusione delle due ruote nei rispettivi territori è stata influenzata nel tempo da molteplici fattori quali le caratteristiche ambientali, lo sviluppo urbanistico delle città, la sensibilità sia delle popolazioni che delle municipalità per formule di trasporto sostenibile e, non ultime, le condizioni socio economiche del paese ed il suo livello di industrializzazione nello specifico settore.

Tutti elementi che hanno determinato la particolare struttura dei singoli mercati e di conseguenza l’andamento del mercato bici, anche se oggi le differenze tendono a stemperarsi anche in virtù delle nuove formule di prodotto emergenti.

 

 

La struttura industriale

In Spagna, secondo l’ultimo rapporto Ambre, operano 375 imprese nel settore della bicicletta, con un decremento del 4,5% rispetto al 2016, di cui 208 fabbricanti nazionali il cui volume produttivo globale è di circa 350.000 unità annue.

La loro ubicazione è fortemente concentrata (circa 80%) in 4 regioni:

  • Catalogna 44%
  • Comunità di Madrid 17%
  • Comunità di Valencia 10%
  • Paesi Baschi 8%

L’Italia mostra invece una struttura industriale più complessa potendo contare su 3.098 imprese, secondo il rapporto Artibici 2018 di Confartigianato, di cui 2062 con caratteristiche artigiane e soprattutto con una crescita cumulata negli ultimi cinque anni del 5,4%.

 

Dati che giustificano ampiamente la posizione italiana di primo produttore europeo, confermata anche nel 2017, con 2.470.000 biciclette in crescita peraltro del 7% rispetto all’anno precedente.

Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni con più alta concentrazione e vocazione della filiera artigianale.

Anche la Francia vanta antiche tradizioni di importanti insediamenti produttivi anche se nel corso degli anni ha via via ridotto la sua produzione a poco più di 700.000 unità, ben lontane dal livello di oltre 1.700.000 bici uscite da stabilimenti nazionali ancora ad inizi anni duemila.

 

I canali distributivi

Sul territorio iberico operano 3.090 punti vendita con una superficie media di 141,8 mq. Una situazione pertanto non dissimile da quella italiana sia per quantità di negozi (circa 4000 secondo alcune fonti ma di cui solo 2500-3000 effettivamente operativi) che per aree espositive e di vendita (120 mq, secondo le ultime rilevazioni disponibili Ancma-Gfk).

Non molto diversa appare la situazione dei negozi al dettaglio specializzati in Francia che in base all’ultima rilevazione dell’Observatoire du Cycle sono attualmente 2.775 di cui il 64% opera esclusivamente nella vendita di biciclette e dispone nella grande maggioranza di una superficie tra 50 e 150 mq.

 

A fornire maggiori indicazioni su come si articola il modello di business delle bici nei tre paesi è però la ripartizione delle vendite per i diversi canali distributivi che affiancano i dealer specializzati.

Mentre in Spagna infatti i negozi specializzati raccolgono il 79,1% delle vendite di biciclette in volume, in Italia la percentuale si riduce al 40% ed appare in costante diminuzione secondo l’opinione di numerosi operatori, mentre in Francia si attesta addirittura al 19% con un calo di circa il 3,4% rispetto all’anno precedente. In quest’ultimo paese infatti prevale il canale della GDS, ossia la Grande Distribuzione Specializzata che tratta multisport e che ha uno dei suoi maggiori interpreti in Decathlon, capace di raccogliere il 64% del volume di vendita, lasciando peraltro un 14% alla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) ed il 3% all’emergente vendita on line.

 

Il quadro distributivo per volumi di vendita si modifica sostanzialmente se si osserva la ripartizione del fatturato per i diversi canali. Nella stessa Francia i dealer specializzati realizzano il 55% del fatturato complessivo a testimonianza del maggior valore del prodotto da loro trattato, mentre il canale multisport si attesta al 32% e la GDO mantiene una quota di circa il 5%. Interessante rilevate come l’e-commerce raggiunga l’8% del fatturato ed evidenzi un trend di crescita del 22%.

 

Anche in Italia i negozi conseguono una quota del 50% del fatturato mentre il restante è ripartito tra GDS e GDO con netta prevalenza delle superfici specializzate.

 

Andamento del mercato bici: e-bike superstar

Uno degli elementi di maggiore aggregazione che si può ricavare osservando la struttura dei tre mercati, è costituito dalla forte crescita del settore delle biciclette a pedalata assistita che, seppur evidenziatosi con un certo ritardo rispetto ai paesi del nord Europa, sta ora contribuendo in maniera sostanziale sia all’andamento del mercato bici dove i modelli tradizionali mostrano segni di più o meno accentuata flessione, sia alla crescita dei fatturati in ragione di un prodotto più sofisticato, di qualità e costoso.

La Spagna nel 2017 ha raggiunto 1.116.232 biciclette vendute (sell-in), sostanzialmente le medesime quantità del 2016 (+0,1%) così ripartite:

  • MTB           41,31%          -6,14%
  • CITY          10,70%          +5,20%
  • CORSA        8,96%            -9,0%
  • BAMBINO    34,86%          +0,29%
  • E-BIKE         6,45%          +78,80%

 

In particolare, le bici a pedalata assistita, prevalentemente di tipo e-mtb, sono passate da 40.000 unità del 2016 a oltre 72.000 del 2017 e rappresentano la vera novità di un mercato che ha sempre visto la prevalenza storica della bici da montagna ed ha espresso il suo potenziale nelle bici da città solo grazie a quelle municipalità, come Barcellona, che hanno fatto una idonea promozione per questo mezzo di trasporto.

 

Anche in Italia, a fronte di un andamento del mercato bici che complessivamente nel 2017 si è assestato su 1.688.000 unità, con un incremento del 1% rispetto all’anno precedente, le bici a pedalata assistita hanno segnato una crescita del 19% raggiungendo 148.000 unità vendute e conquistando una quota dell’8,7%. Anche in questo caso la maggioranza delle consegne è attribuibile ai modelli e-mtb che tendono a proporre nuove modalità di utilizzo al di fuori dei centri urbani, per lo svago e la pratica sportiva.

Ma il terreno più fertile per la e-bike è senz’altro la Francia dove le vendite 2017 hanno toccato il livello di quasi 255.000 unità con un balzo del 90% rispetto all’anno precedente e con una quota stimata di oltre il 9% su un totale mercato stazionario su 2.782.000 unità. Una crescita importante che pone il mercato transalpino alle spalle di Germania e Paesi Bassi e che, in base all’opinione di molteplici osservatori, può porsi obiettivi ancora più ambiziosi.

 

Gli effetti sul prezzo

Il successo delle bici a pedalata assistita, come è accaduto in Germania e in Olanda, antesignane nella diffusione di tale tipologia di prodotto, ha introdotto sul mercato tecnologie più sofisticate e standard qualitativi più elevati contribuendo ad imporre un’offerta di maggior prestigio e valore.

Il risultato è visibile nell’aumento del prezzo medio del prodotto in questione e nell’effetto di trascinamento su buona parte delle altre tipologie.

A titolo d’esempio mettiamo a confronto i prezzi medi rilevati in Spagna ed in Francia:

FRANCIA SPAGNA
Prezzo medio generale 459 € 603 €
MTB 396 € 680 €
CITY 339 € 248 €
CORSA 1.404 € 1.670 €
BAMBINO 213 € 137 €
E-BIKE 1.564 € 2.107 €

 

 

Da notare come il maggior prezzo medio dell’e-bike in Spagna sia determinato dalla maggior domanda di modelli MTB a pedalata assistita, generalmente più costosi, mentre in Francia l’86% del mercato in questione è composto da modelli da città più economici.

Per quanto riguarda l’Italia, in assenza di un analogo dettaglio dei prezzi medi per tipologia, fa riflettere quello generale che si attesta su 390 euro a testimonianza di una ancora limitata sensibilità da parte della clientela per i livelli qualitativi del prodotto.