A tre mesi dal suo ingresso in vigore, la lista delle sostanze ritenute dopanti o comunque proibite per i ciclisti professionisti è stata resa nota dalla WADA, la Worl Anti-Doping Agency.

L’elenco viene aggiornato ogni anno e pubblicato con un anticipo trimestrale sull’inizio della sua validità perché tutto il mondo delle corse possa prendervi confidenza ed, eventualmente, richiedere chiarimenti e specifiche alle singole autorità anti-doping nazionali.

C’è da dire che quest’anno non sembrano essere comparsi all’orizzonte grandi sconvolgimenti, scongiurando il ripetersi di quanto visto nel 2016 con la proibizione del Meldonium, che costrinse molti atleti ad approfittare di un’amnistia offerta dalla stessa WADA per l’assunzione negli anni precedenti.

photo credit: Risager London , September 2008 via photopin (license)

Tra le rimozioni più significative dalla lista nera delle sostanze si leggono l’olio derivante dai semi della canapa (Cannabidiol) finchè questo non contiene THC, ossia il principio psicoattivo che è componente della marijuana, e l’alcool, rimosso e ascritto al rispetto delle comuni leggi stradali come già avvenuto in altri sport.

Altro cambiamento si trova nel volume massimo e nella frequenza di infusioni intravenose consentite, che passano da 50 ml ogni 6 ore a non più di 100 ml per 12 ore in modo da, secondo la WADA, garantire maggior flessibilità nella somministrazione corretta di sostanze terapeutiche non proibite.

Rimosse ancora dai programmi di controllo sostanze come mitraginina e telmisartan, mentre sono state aggiunte al novero di quelle da tenere sott’occhio il bemitil, un adattogeno, e l’antidolorifico a base oppiacea idrocodone. Confermati caffeina, nicotina, tramadol, glucocorticoide e beta-2-agonisti.

La lista completa può essere consultata sul sito web ufficiale della WADA.