Cosa aspettarsi in concreto

Quello di Lappartient, al momento, è un programma “orale” e non trascritto nero su bianco. Per questa ragione lo stesso Francese ha meglio specificato in diverse interviste cosa intenda con i punti precedentemente elencati.

Per quel che riguarda la leadership, Lappartient afferma di volere un’effettiva capacità da parte del presidente UCI di promuovere dei cambiamenti, offrendo anche un ruolo più determinante ai membri eletti nel Management Committee.

L’UCI deve essere, per lui, una federazione forte, influente e capace di contribuire in modo sostanziale al movimento olimpico e paralimpico.

Una federazione al servizio di quelle nazionali: Lappartient richiama un ruolo centrale per il World Cycling Centre, preposto a generare una cooperazione che porti ad un programma solidale tra le varie organizzazioni. L’UCI deve rispondere, nella sua idea, alle necessità delle singole federazioni, partendo ad esempio dalla riformulazione del Campionato del Mondo.

Il ciclismo come sport del 21esimo secolo è invece un punto rivolto al coinvolgimento del movimento femminile in primis, promuovendo la parità delle opportunità per chiunque, che si parli di genere o di fasce sociali non importa, garantendo anche uno sviluppo adeguato delle strutture necessarie a praticare le svariate discipline che compongono il ciclismo odierno.

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Per “visione ambiziosa” del ciclismo professionistico, Lappartient richiama l’idea di un punto di cruciale importanza per l’UCI, con la necessità di varare una serie di strategie e di riforme credibili che richiedono l’unanimità del movimento.

Infine la questione della difesa dei risultati sportivi e degli stessi atleti, che si fonde con la lotta alle frodi sportive: l’immagine stessa del ciclismo passa attraverso la credibilità dei suoi volti e dei suoi risultati, che vanno corroborati con l’introduzione di un apposito piano.

I riferimenti più chiari riguardano la lotta contro l’utilizzo di motori nascosti nei telai ed un approccio più scientifico all’antidoping in collaborazione con le agenzie come la WADA.

L’ultima preoccupazione riguarda la protezione degli atleti e della loro preparazione fisica, sottoposta ad un notevole stress dal mutamento costante di questo sport e dalle necessità imposte dall’industria che tende ad utilizzarli per promuovere i propri prodotti.

 

Una sfida a due?

Oltre a Lappartient e a Cookson, è rimasto in predicato per la corsa alla candidatura anche il presidente della federazione belga, Tom Van Damme, il quale non ha però ancora dato seguito all’ipotesi.

David Lappartient ha invece promesso una conferenza stampa a Dusseldorf il giorno prima della partenza del Tour de France per approfondire i temi della sua candidatura.