Tra gli stand della 76esima edizione dell’Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo (Eicma 2018), l’incontro con Elektra Mobility ed il suo ideatore Paolo Mandelli ci ha introdotto ad un modo alternativo di concepire l’ebike, in chiave urbana come sportiva.

Andare in “bicicletta elettrica” si sta connotando sempre di più come una disciplina a sé: il ciclista urbano che sceglie l’assistenza alla pedalata ha un’estrazione diversa da quella dei suoi colleghi stradisti, come border line al mondo del motocross è chi si avvicina con consapevolezza alla eMTB in chiave agonistica.

 

Ci sono poi tutti quelli che alla ebike ricorrono sempre più perché è comoda, è divertente, permette di fare (o continuare a fare) quello che, in città, si faceva con il motorino e, in montagna, richiederebbe troppo allenamento.

In generale, si tratta di utenze tra loro distinte, ma che senz’altro ampliano lo spettro di utilizzo della “bici elettrica”.

Ecco allora che uno dei prodotti più giovani del mercato del ciclo ha bisogno di sviluppare una sua mentalità, un suo codice comportamentale: lasciarsi sfuggire di mano questa occasione potrebbe avere risvolti difficili da contenere in futuro.

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Lo stand Elektra Mobility ad EICMA 2018 – foto Hexas

 

Elektra Mobility, passione per l’outdoor e tradizione industriale

L’idea di distribuire in Italia ebike, sia urban che off road, è venuta al torinese Paolo Mandelli sulla scia di una passione personale per tutto ciò che abbini le due ruote all’ambiente naturale: il salto dai trascorsi amatoriali nel moto alpinismo e nel trial ad una start up che proponesse mobilità elettrica a due ruote non è stato poi così lungo.

Di solida tradizione industriale per famiglia, Paolo ha affrontato questa avventura nel mondo della mobilità “alternativa” con uno spirito improntato più al trasmettere un messaggio attraverso le azioni intraprese che al mero riscontro economico.

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Una delle eMTB Stirzing nello stand Elektra Mobility ad EICMA 2018 – foto Hexas

 

«La nostra famiglia, dal Dopoguerra ad oggi, ha vissuto in prima persona l’evoluzione tecnologica dell’industria meccanica italiana. Si può dire che, parlando dei settori automotive, della cuscinetteria speciale e della progettazione e produzione di stampi, abbiamo assistito al passaggio dalla cultura artigianale al controllo numerico».

Come sia arrivato alla mobilità elettrica è presto detto: «Anche in questo caso è stata una scelta dettata dalla passione: credo che si tratti del futuro e, per la bicicletta, del presente».

«I brand che ho deciso di distribuire non sono stati scelti a caso: ne condivido la filosofia che, nel caso ad esempio di M1 Sporttechnik, è orientata verso il ricambio generazionale che sta man mano prendendo piede nel mondo della pedalata assistita».

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Una delle eMTB Stirzing nello stand Elektra Mobility ad EICMA 2018 – foto Hexas

 

Ebike a 45 km/h, omologazione priorità culturale

Già, il ricambio generazionale è la chiave di questo discorso – controcorrente, con un pizzico di orgoglio – che ci coinvolge in uno stand di Eicma, popolato dalle eMTB da enduro Spitzing e Sterzing che Paolo Mandelli distribuisce con la sua Elektra Mobility.

Sulla quinta di fondo dello stand campeggia la scritta: “Omologata a 45 km/h”. 

Perché omologare una bicicletta a pedalata assistita per viaggiare oltre i 25 km/h? Perché omologarla per il traffico stradale, quindi con obbligo di targa e tutto il resto, quando l’Italiano Medio mostra i denti al solo sentir parlare di casco in bici?

Per Mandelli è una questione di legalità o, meglio, di cultura della legalità. 

«Tutti sanno che andare a 25 km/h nel traffico espone a dei rischi e saremmo ingenui se pensassimo che a nessuno dei ciclisti urbani – categoria cresciuta a dismisura negli ultimi anni ed assai variegata – sia passato per la testa di voler andare più velocemente. Ma sappiamo anche che dare la possibilità alle persone di andare più forte nelle piste ciclabili sarebbe solo un grande errore, una mossa che si torcerebbe contro il movimento ciclistico».

«Consideriamo due dati: la velocità media, in pianura, di un ciclista anche non allenato si aggira sui 35 km/h e internet, come da la possibilità di costruire bombe artigianali, non è un mistero che dia modo di capire come sbloccare il limite dei 25 km/h di molti motori per ebike».

Io, da scettico dello sdoganamento della bici elettrica al di fuori dei limiti attualmente imposti, vado con la memoria a quanto recentemente letto sulla stampa britannica, che si interrogava sull’efficacia di questa limitazione ed inizio ad intravedere il filo del discorso.

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Lo stand Elektra Mobility ad EICMA 2018 – foto Hexas

 

«Vogliamo che l’utenza della pedalata assistita faccia ripiombare le nostre strade (e le ciclabili) allo stato brado dei primi anni ’90? L’era dei motorini truccati è finita, non è il caso di vanificare gli sforzi educativi fatti».

Ecco perché, grosso modo cinque anni fa il Mandelli inizia a sostenere che la bicicletta elettrica dovrebbe essere omologata anche per altre velocità al di sopra dei 25 km/h e, malgrado lo scetticismo generale, intraprende una pratica presso il Ministero dei Trasporti durata due anni e conclusasi nel 2018 per vedere riconosciuta l’omologazione a 45 km/h per le ebike che distribuisce.  

«Il mio è un pensiero rivolto specialmente alle nuove generazioni: io ho tre figli adolescenti e preferirei che un domani usassero una ebike omologata per viaggiare a 45 km/h in strada, con targa, casco e tutto quanto. La bicicletta elettrica può servire ad educare i nostri figli ad una qualità di spostamento e di vita molto superiore a quella di una volta, nel rispetto delle regole».

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La bici usata da Paolo Filip nel campionato e-Enduro 2018 nello stand Elektra Mobility ad EICMA 2018 – foto Hexas

 

Per adesso le eMTB, in futuro le ebike da strada?

La visione di Mandelli è mutuata anche dall’esperienza personale in qualità di dirigente di un’associazione sportiva dilettantistica, la Montald Bike di Chieri, che partecipa anche ai giovani campionati e-Enduro.

L’apertura della Federazione Ciclistica Italiana e dell’UCI alle enduro a pedalata assistita stanno smuovendo le acque anche tra i ragazzi, sempre più attratti da una disciplina che mantiene un forte legame con la bici muscolare, ma con tratti adrenalinici man mano più vicini al trial e al motocross.

Paolo Mandelli ha vissuto le edizioni 2017 e 2018 della competizione nazionale enduro elettrica seguendo le gare di Paolo Filip, atleta che corre in sella ad una delle sue Spitzing con motore M1 Sporttechnik.

«L’importante è preservare la filosofia sportiva: come sono contrario alle “speed ebike” nelle piste ciclabili, non posso sentir parlare di doping tecnologico nelle gare».

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La bici usata da Paolo Filip nel campionato e-Enduro 2018 nello stand Elektra Mobility ad EICMA 2018 – foto Hexas

 

Il problema è chiaro: le eMTB sono senza ombra di dubbio l’evoluzione vincente del segmento, ma non sono immuni da manomissioni, a volte anche molto difficili da rilevare. Dunque è giusto, a mio avviso, far capire il valore di questo ragionamento, per non educare i ragazzi alla cultura della frode.

«È per questo che ho deciso di investire in un prodotto che, sia bici off road o urban, si ponga da subito in tre versioni chiare per l’utente: 25 km/h come da normativa pedelec, 45 km/h con omologazione per l’Italia e sbloccata fino ai 75 km/h, per uso esclusivamente privato».

«Si tratta di un cambio di mentalità, perché il cliente qui è messo di fronte ad una scelta consapevole e coperta da una garanzia della Casa, perché i motori escono così dalla fabbrica e non sono pertanto più manipolabili (una particolarità del sistema M1, ndr)».

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La bici usata da Paolo Filip nel campionato e-Enduro 2018 nello stand Elektra Mobility ad EICMA 2018 – foto Hexas

 

Da un punto di vista sportivo, il prossimo obiettivo è partecipare al campionato EWR, categoria ideata da un nome noto dell’ambiente enduro come Franco Monchiero, una sicurezza per via dei trascorsi in Federazione e nell’EWS di Finale Ligure.

Tornando ad una visione più generale, Mandelli ha una sua idea sul futuro: «Nel giro di qualche anno l’espansione del mercato della bici elettrica mi auguro porti alla ribalta il tema dell’omologazione a 45 km/h anche per le stradali. Eliminare l’illegalità e limitare gli incoscienti che potrebbero usarle confusi tra le 25 km/h nelle ciclabili, è un obiettivo da porsi». 

«Andare a 45 all’ora nelle piste ciclabili è da pazzi: la cosa giusta da fare è omologare una categoria di ebike di cui la gente sente il bisogno, senza voler a tutti i costi girare intorno alle responsabilità».

2 COMMENTI

  1. perfettamente d’accordo! Apprezzo l’approccio per contrastare l’illegalita’ e per aprire la strada ad un mezzo che sia un po’ piu’ di una bicicletta a pedalata assistita.
    Bravi.

    • Buongiorno Franco, siamo d’accordo con lei, rimettere in discussione le e-bike sul piano normativo sarebbe assolutamente necessario e avrebbe un impatto molto consistente rispetto al loro effettivo utilizzo

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