La prima bicicletta fu inventata dal barone von Sauerbronn il 12 giugno 1817 (senza pedali ne freni), una sorta di mezzo a due ruote molto primitivo. Con gli anni la bici è diventata uno sport appassionante e uno stile di vita, come quello di oggi per i virtuosi della sostenibilità ambientale. Tutte componenti che domenica due luglio hanno accomunato oltre 9.000 ciclisti provenienti da tutto il mondo per la Maratona dles Dolomites. Amore (che anche il tema di questa edizione) per la bici e per le Dolomiti, una risorsa naturale dell’umanità che ha bisogno di essere amata come un patrimonio meraviglioso.

I numeri della Maratona dles Dolomites

La Maratona dles Dolomites, regina delle granfondo internazionali, ha preso puntualmente il via alle 6,30 da La Villa in Val Badia e, come sempre, ha fatto registrare numeri da record!

Le richieste di adesione sono state oltre 33.000 dei quali 9.517 i fortunati partecipanti estratti, numero comprensivo di giornalisti, ospiti illustri dello sport e di altri settori a testimoniare come la Maratona dles Dolomites sia un evento di assoluto richiamo internazionale.

Il 50% erano italiani e gli atri 50% stranieri, proveniente da tutti e cinque i continenti.

Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Danimarca sono stati i paesi europei con più presenze, mentre Emirati Arabi, Thailandia, Cina, Costa Rica e Brasile sono stati quelli con i ciclisti arrivati da più lontano.

Molte ore di diretta televisiva sul RAI 3, 1.520 volontari e 23.100 ore di lavoro, 55.000 pernottamenti in Alto Adige nella settimana che ha preceduto l’evento e poi, soprattutto, 2.600,00 euro di fatturato globale sono numeri che fanno paura ma che mettono ancor più in risalto l’imponenza di un evento così bello.

fase di gara sul Gardena – Foto Molography

Quest’anno è stato “l’amore a trionfare”

Il tema della 31° edizione della Maratona dles Dolomites è stato proprio “l’amore”.

Ed è a Michil Costa, presidente del comitato organizzatore della Maratona, che vogliamo dedicare questo spazio. Un uomo che nella sua originale stravaganza è stato capace, in tutti questi anni, di far crescere a sua immagine e somiglianza questa creatura. Una manifestazione unica nel suo genere che, al di là della perfetta macchina organizzativa, è un appuntamento imperdibile per chi ama la bicicletta e per chi ama le Dolomiti.

Questo il suo pensiero…

 

L’amore è come andare in bici. Ci vuole resilienza, perseveranza, cuore.

L’amore è come andare in bici. Ci vuole testa per affrontare i sussulti dell’animo, così come i tornanti di una salita. Per non parlare della discesa: ci vuole tanta testa quando l’amore si getta giù a capofitto per i precipizi della passione, ci vuole zucca per affrontare le curve che si rincorrono una dopo l’altra.

L’amore è come andare in bici. Ci vuole coraggio per pedalare sui saliscendi dei sentimenti e sui passi dolomitici infiniti. E quando arrivi in cima ti senti il padrone del mondo. In cima dove? Guardi in alto nel tuo cuore e ti senti infinitamente piccolo. Guardi in alto dal tuo passo e la sensazione è la medesima. In amore come in bici è un attimo sentirsi microbi. Microbi felici, però.

Eh sì, l’amore è come andare in bici. Ci vuole condizione. Condizione e pazienza. Bisogna accettare le sconfitte, i rifiuti, le negazioni, le privazioni e non smettere mai di crederci. Non smettere mai di pedalare. Per non perdere l’equilibrio, per raggiungere quella gioia infinita che l’amore come la bici sanno dare.

L’amore è come andare in bici. Ci vuole ostinazione nella mente e spirito libero nel cuore. E rispetto della natura, umana e terrena. Attrazione, desiderio, voluttà, impeto, slancio, cupidigia: l’amour fou, tanto caro ai surrealisti, è una dimensione che ha a che fare con l’ignoto. E che amore sia, allora, sfrenato (ma sempre occhio ai freni, eh?) e instancabile. Perché nell’amore, come nella Maratona, bisogna proprio dare tutto quello che si ha. E se in questo mondo davvero trionfasse l’amore, beh, avremmo un mondo stupendo come lo sono le nostre Dolomiti.

 

Michil Costa.