Bici “da viaggio”: vantaggi, svantaggi e… raffinatezze

Telaio di una bici da donna Dei Imperiale anni ’40

La bicicletta da viaggio presenta molti vantaggi:
– la posizione eretta del ciclista è piuttosto comoda e non stancante, specie per i meno giovani;
– la sezione larga di cerchi e pneumatici (specie sui modelli piĂą vecchi) consente di bene ammortizzare le asperitĂ  del terreno, rendendo la marcia molto confortevole;
– il carter completamente chiuso consente di evitare di sporcarsi con l’unto della catena, pertanto è consentito l’impiego anche con abbigliamento elegante; inoltre protegge catena, corona e pignone da polvere e acqua; se poi è costituito da un guscio superiore ed uno inferiore è anche di piĂą facile manutenzione;
– i freni sono efficaci e sicuri (ma solo se ben montati e registrati, e questo è il punto dolente: non lo sono quasi mai, e vedremo di seguito il perchè);
– l’eventuale cambio nel mozzo, se ben registrato, è praticamente esente da guasti, richiede manutenzione minima, ed è estremamente comodo da usare; le marce possono essere inserite anche da fermo, e ciò è un indubbia comoditĂ  specie quando si parte in salita o al semaforo; la gamma di rapporti di un cambio al mozzo a 3 velocitĂ  è adatta per percorsi collinari con lievi saliscendi (l’escursione 1 : 1,8 tra il rapporto piĂą corto e quello piĂą lungo equivale all’incirca, con pignone da 18 denti, ad avere un cambio a deragliatore con ruota libera a 13 – 18 – 24 denti, quindi l’escursione è piĂą che sufficiente);

Tuttavia, per dovere di obbiettività, è il caso di indicare anche alcuni svantaggi:
– la dolcezza e l’efficacia della frenata sono molto sensibili alle condizioni del cerchio, specie di quello anteriore; un’imperfezione nella centratura, o un’ammaccatura, specie in senso radiale, producono l’impuntamento dei pattini durante la frenata, con conseguenti vibrazioni, bloccaggio della ruota anteriore, possibili rotture; ciò richiede una certa abilitĂ  nel tendere i raggi, e nell’eliminare eventuali ammaccature prodotte da urti; richiede inoltre una non comune abilitĂ  nel posizionare correttamente i pattini rispetto al cerchio;
– durante la frenata il cerchio, essendo sottoposto ad azione radiale, tende ad ovalizzarsi, sollecitando a maggior trazione i raggi;
– è scomodo lo smontaggio della ruota posteriore per riparazioni, ad esempio per sostituire la camera d’aria o un raggio di destra (occorre asportare il terminale del carter, i pattini del freno, aprire la falsa maglia della catena e legare quest’ultima perchĂ© non si sfili dal carter); e anche per smontare la ruota anteriore occorre asportare i pattini del freno (o ruotarli verso l’esterno, allentandone la vite, nel freno a pistoncino);
– per regolare l’altezza del manubrio occorre allentare la tiranteria dei freni, e poi registrarli di nuovo; talvolta l’escursione è limitata: o i tiranti non sono abbastanza lunghi da consentire una sufficiente altezza del manubrio; oppure occorre tagliarli (irreversibilmente) per abbassarlo completamente;
– nel caso di biciclette con cambio al mozzo (Sturmey-Archer, Sachs Torpedo), molto comune all’estero ma abbastanza raro in Italia, altrettanto rari sono coloro che sanno metterci le mani per riparare eventuali guasti (che peraltro non sono frequenti), senza produrre ulteriori danni; pertanto i meccanici sono propensi a sostituire tutto il mozzo anche quando non necessario, con inutili costi e tempi di attesa;
– reperibilitĂ  dei ricambi (vedi piĂą avanti).

Raffinatezze

Alcune “raffinatezze” meccaniche (alcune presenti peraltro anche su vecchie biciclette tipo sport) caratterizzavano alcune marche e alcuni modelli, raffinatezze non più riscontrabili sulle biciclette odierne; per questo motivo vale la pena, se solo è possibile, di rimettere in ordine vecchie biciclette di questo tipo.
Alcuni esempi di tali raffinatezze:
– forcellini anteriori che appoggiano non sul perno filettato del mozzo, ma su un’appendice conica (esempio: alcune Dei) o cilindrica (come alcune Bianchi) dei dadi di fissaggio: per smontare la ruota occorre svitare di qualche giro i dadi, in modo che la loro conicitĂ  “maschio” si disimpegni dalla conicitĂ  “femmina” del forcellino; con il vantaggio che non si rovina il filetto, e che durante il serraggio il mozzo viene con facilitĂ  posizionato perfettamente in squadra con la forcella (cosa che non avviene quasi mai con i dadi normali);
– forcellino posteriore con apertura minore del diametro del perno del mozzo; per potersi inserire nel forcellino tale perno presenta due fresature parallele che consentono al perno stesso di scorrere nel forcellino con gioco minimo, ma senza poter ruotare; ciò consente un facile e perfetto posizionamento e mantenimento in squadra della ruota durante il serraggio, anche con l’ausilio dei due tendicatena;
– fori per i raggi sulla flangia destra del mozzo posteriore con asola, per la sostituzione dei raggi senza la complicazione di dover smontare la ruota libera (le teste dei raggi passano attraverso l’asola);
– perno filettato dei mozzi con fresatura parallela all’asse lungo le filettature, per l’inserimento di un dentino all’interno della rondella posta tra cono e dado controcono: il dentino impedisce la rotazione della rondella, e ciò evita che cono e controcono, anche se bloccati uno contro l’altro con due chiavi, possano ruotare assieme durante la registrazione del gioco, o addirittura durante il funzionamento, con rischio di aumento del gioco, o, peggio, di forzatura delle sfere;
– limitatore di frenata sul freno anteriore (Dei Imperiale) per evitare il bloccaggio della ruota anteriore e lo slittamento sul bagnato, o la tendenza al ribaltamento della bicicletta; domanda: quanti cosiddetti esperti odierni, che disquisiscono sulla frenatura “integrale” della Dei, sanno come funziona e a cosa serve il limitatore di frenata?
– disco di chiusura del carter munito di sportellino estraibile, per facilitare lo smontaggio del disco stesso lungo la pedivella, per poter accedere alla catena (Dei e altre);
– carter in 2 pezzi, superiore e inferiore uniti a guscio, per il facile smontaggio dello stesso per accedere alla catena (frequente su alcuni vecchi modelli Bianchi);
– oliatori o ingrassatori vari dove necessario (su scatola movimento, sul tubo sterzo, sui mozzi, o fori di lubrificazione con molletta di chiusura sugli stessi mozzi);
– serie sterzo con cono superiore e calotta inferiore inseriti in due “coppe” saldate al tubo sterzo del telaio, anzichĂ© con codoli centrati sul tubo sterzo stesso; tale soluzione è prevalentemente estetica, ed è presente sulle bici piĂą prestigiose (Dei, Bianchi, Touring, vecchie Legnano, Taurus, Maino, ecc.)