Speciale la bicicletta “da viaggio” con freni a bacchetta

Bicicletta da uomo Raleigh. Cambio al mozzo Sturmey Archer. Sella Brooks B66

La classica bicicletta “da viaggio” con freni a bacchetta è oggi ancora abbastanza diffusa nei paesi asiatici, un po’ meno nei paesi europei (Inghilterra, Olanda, Germania, Italia).
Molti dei modelli esistenti derivano dal “roadster” inglese (Raleigh e altri), molto in uso un tempo in Inghilterra, chiamata anche “la bicicletta del postino” o “del poliziotto”.
In Italia è stata in auge soprattutto dagli anni ‘20 ai primi anni ‘50; poi via via è caduta in declino, di fronte alla tendenza del mercato verso biciclette sport più leggere e con un numero di marce sempre maggiore; anche la difficoltà di regolazione dei freni a bacchetta, e la manutenzione non sempre agevole (si pensi alla difficoltà di sostituire la camera d’aria posteriore rispetto ad una bicicletta con bloccaggi, e forcellini aperti sul davanti) ha contribuito al successo sul mercato dei modelli con comando flessibile Bowden, con azione sul fianco del cerchio anziché radiale.
Attualmente la produzione italiana, buona parte a livello artigianale o poco più, è limitata a mercati di nicchia.
Poche aziende, che detengono alcuni marchi di prestigio (Bianchi, Dei, Taurus, Maino, Frera, ecc.), ne tengono ancora a catalogo un modello, che tuttavia viene poco richiesto.
Salvo pochi casi la qualità attuale è probabilmente inferiore a quella delle bici di mezzo secolo fa, specie per quanto riguarda la robustezza del telaio, la precisione di montaggio, e alcune “raffinatezze” costruttive.
Esistono però ancora in circolazione numerosissimi esemplari di vecchie biciclette, di ottima fattura, i cui proprietari si trovano però spesso in difficoltà quando si tratta di effettuare riparazioni o sostituire alcune parti; in particolare quando si debbano registrare o riparare i freni.
La normalizzazione attuale è spesso diversa da quella di allora (ad esempio: le filettature, o i cerchi e i pneumatici), per cui occorre molta cautela ad adattare ricambi attuali a vecchie biciclette, o a “cannibalizzare” una bicicletta per ripararne un’altra di modello diverso, o anche dello stesso modello ma di epoca differente.
Ing. Giorgio Piccardo

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