In piena sintonia con la mostra “The Bicycle Renaissance”, organizzata da Banca IFIS in collaborazione con la Triennale di Milano, aperta fino al 2 aprile 2018, si è tenuto il 22 marzo, il Forum “L’economia della bicicletta: numeri, storie e strategie per crescere” organizzato con il contributo di Confartigianato.

Del ricco programma che ha posto in evidenza numerosi temi di grande interesse per il settore della bicicletta e per le sue opportunità di sviluppo, di cui vi daremo un maggior approfondimento nei prossimi giorni, un ruolo centrale è stato assunto dalla presentazione del rapporto “Artibici 2018” realizzato a cura dell’Ufficio Studi di Confartigianato ed illustrato dal suo responsabile Enrico Quintavalle.

I dati esposti, i primi relativi all’andamento del 2017, mostrano come la bicicletta italiana abbia saputo riconfermare la propria leadership produttiva raggiungendo il valore di 1.263 milioni di euro superando sia la Germania accreditata di 1.156 milioni che la Francia ferma a 458 milioni di euro.

La qualità del prodotto made in Italy, in particolare, ha consentito di raggiungere un vero e proprio boom dell’export che con un incremento del 15,2% rispetto all’anno precedente, a fronte di una media europea del +2,5%, ha conquistato il primato dell’export battendo, quasi sul filo del traguardo il Portogallo che l’anno precedente si era posto in prima posizione.

In termini numerici ciò si traduce in 1.729.948 bici esportate nel mondo, vale a dire tre bici al minuto vendute all’estero, come sottolineato nella presentazione ufficiale.

Un risultato di grande spessore dovuto in grande misura ad un tessuto produttivo fatto da 3.098 imprese che danno lavoro a 7.741 addetti di cui ben 2.062 sono artigiani che occupano 3.862 persone.

Gli imprenditori artigiani, non a caso definiti nel corso della manifestazione artigeni, appaiono così i veri artefici di questa ripresa in quanto hanno saputo resistere negli anni passati sia agli effetti della crisi economica che ha ridotto la liquidità della clientela, sia all’invasione di prodotti economici e di bassa qualità proveniente dai paesi asiatici. Hanno raccolto tutte le proprie forze per continuare a proporre modelli simbolo di qualità, tradizione, innovazione e creatività. Tutte caratteristiche che stanno oggi raccogliendo il giusto consenso degli appassionati delle due ruote.

A fronte di questi lusinghieri risultati, il convegno non ha però trascurato di affrontare molti dei temi che ancora limitano lo sviluppo del mercato interno a causa delle mai risolte carenze strutturali che comunque non si possono esaurire semplicemente nella denuncia della mancanza di piste ciclabili.

Molto è ancora da fare nel campo della sicurezza e, più in generale, nel processo di avvicinamento delle persone alla pratica di una mobilità realmente sostenibile soprattutto nei centri urbani con il coinvolgimento attivo delle amministrazioni pubbliche.

Queste ultime, in particolare, possono avere un ruolo determinante nella diffusione di formule come quella del bike sharing che possono utilmente avvicinare i cittadini all’utilizzo della bici e, al tempo stesso, diventare stimolo per il futuro acquisto di un mezzo proprio.

Infine, è da considerare in positivo anche l’apporto delle nuove tecnologie espresse dalla crescita impetuosa della e-bike, vale a dire la bici a pedalata assistita che ha ormai tutte le possibilità di porsi come strumento di allargamento del mercato a nuove fasce di clientela in virtù della sua capacità di proporre ed assolvere a nuove modalità d’impiego che vanno dagli spostamenti cittadini, come efficace ed ecologico sostituto dell’auto per andare al lavoro, alla pratica sportiva o del cicloturismo.