Fontus si era presentata qualche anno fa come una rivoluzione, una vera promessa di smart technology applicata con semplicità ed ingegno. Poi, il vuoto. Ogni tanto qualche articolo o qualche video comparso sui social ma nulla che non sia già stato detto o che apporti nuove informazioni sullo stato del prodotto. E forse un motivo c’è.

Stiamo parlando di Fontus, la borraccia “green” presentata nel 2014 al concorso di innovazione e design James Dyson Award, capace di trasformare l’aria in acqua semplicemente facendo condensare l’umidità ambientale. Dopo essere stata filtrata, l’aria passa attraverso una zona calda dove si crea la condensa grazie all’energia di un pannello solare, per finire poi ad accumularsi sotto forma di acqua all’interno della borraccia.

Il suo ideatore, Kristof Retezár, uno studente di design industriale, garantiva allora che Fontus potesse produrre una goccia al minuto in un ambiente a 20° C con un’umidità relativa del 50%. In condizioni ottimali la produzione aumentava fino a rendere disponibile nel serbatoio mezzo litro d’acqua dopo un’ora di funzionamento. Ne furono sviluppate due versioni, la Ayro e la Ryde: la seconda, come si evince dal nome, dedicata al mondo bike.

Un’idea geniale, tanto da mandare in tilt la campagna Indiegogo che nella sua pagina ha registrato un sorpasso del 1152 % rispetto alla cifra richiesta e dove si dice anche che la diffusione nel mercato sarebbe dovuta partire nell’aprile di quest’anno. E invece ancora niente, né sul sito ufficiale né attraverso altri canali. Come mai?

Sul web si comincia a vociferare male sul suo conto, a definirla addirittura una “truffa”, e c’è chi ha studiato dal punto di vista fisico i processi di funzionamento di Fontus: calcolatrice alla mano, i conti sembrano non tornare.

In un video apparso sul suo blog di ingegneria, Dave L. Jones ha innanzitutto verificato i dati dichiarati dalla start up in merito alla produzione di 0,5 litri d’acqua in un’ora. Essendo in sostanza un piccolo deumidificatore ad energia solare, Dave ha calcolato semplicemente quanta energia servirebbe per ottenere quel risultato. Una simile riproduzione richiederebbe infatti 250 w distribuiti su di una superfice captante di 1,5 mq al 100% dell’efficienza: numeri ben diversi rispetto alla piccola borraccia hi-tech, che con il suo pannello copre soltanto 1/6 della metratura risultante dai calcoli.

Nell’ultima parte del video invece, Dave analizza alcuni deumidificatori leader di mercato (ad esempio l’Ivation IVADM10), per verificare quanta umidità riescono a rimuovere. Elettrodomestici potenti dunque, che riescono a spremere soltanto 0,17 litri dopo 24 ore di funzionamento, mentre Fontas dichiara di riuscire ad accumularne (con molta meno potenza) ben 0,5 litri in un’ora. Qualcosa non torna.

Dopo di lui altre persone si sono messe a studiare il problema, giungendo alle stesse conclusioni e trovandone addirittura altre che ulteriormente ne confermavano l’attendibilità. Con gli ingegneri non si scherza.

In sostanza dunque la borraccia funziona, ma non come viene reclamizzato nella sua campagna di marketing o, perlomeno, così pare visto che non è ancora possibile provarla. Girare in bici sulle montagne mentre lentamente si carica la nostra riserva d’acqua pura forse sarà possibile un giorno: non oggi e non con questo prodotto probabilmente, a meno che non abbiate un’ottima resistenza alla sete.