La bici come strumento per un nuovo modello economico

Almeno su scala locale, dunque, la bicicletta può essere protagonista di un circolo virtuoso che dia nuova linfa all’economia e non solo in quanto insieme di componenti assoggettabili alle best pratices dell’economia circolare.

È l’utilizzo stesso della bici che può essere un volano economico, se opportunamente inserito in una strategia. Richiamando infatti il concetto di gamification, che poi altri non è che un moderno e digitale do ut des, spostarsi a pedali può divenire pratica incentivata ed incentivante a sua volta, il tutto con una concreta ricaduta sulla qualità di vita delle persone e sull’economia locale. Come?

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Vivendo in un mondo social, oggi è chiaro che fare parte di community on line, usare app, sfruttarle per trovare prodotti e prezzi migliori o per farsi trovare da sempre nuovi clienti sono concetti e pratiche cui non facciamo nemmeno più caso.

L’evoluzione di questo mondo parallelo e, ormai, altrettanto reale rispetto a quello di tutti i giorni, sta portando all’aggregazione e fusione di queste dinamiche: l’andare in bici, come l’andare al ristorante, usare un’auto o fare acquisti con la carta di credito, non è esclusa.

In una società che, a fronte della diminuzione del tenore di vita, sta imparando a riconsiderare premianti gesti e pratiche che per i nostri bisnonni erano “normali”, il mondo digitale offre l’opportunità di trasformare anche la scelta di pedalare in un gioco a premi, con l’aspetto positivo che possono vincere tutti.

A prescindere che a contare siano i chilometri pedalati o altri obiettivi “virtuali”, da conseguire però sempre attraverso l’utilizzo reale della bicicletta, questa dinamica “gamificata” della vita quotidiana permette di innescare un processo virtuoso: sono spinto ad usare la bici perché vengo premiato, chi mette a disposizione i premi ha interesse a farlo perché può così farsi scoprire e conquistare un nuovo cliente.

Non c’è nemmeno bisogno di un passaggio di denaro vero e proprio, all’inizio, il concetto di economia circolare trova la sua applicazione nel riuscire a far sì che le persone siano invogliate a montare in sella in virtù del vantaggio che ne conseguono e lo stesso dicasi per chi mette a disposizione i “premi”.

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photo credit: sandcastlematt through a world turned upside down via photopin (license)

Immaginate la realtà di una tipica città italiana, i cui negozi sono strangolati dalla grande distribuzione, le strade dal traffico e le persone da uno stile di vita sedentario.

Pedalando si sta meglio grazie all’attività fisica, che ha una ripercussione sulle spese sanitarie; più persone vanno in bici meno auto ingolfano le vie, inquinandole meno (e rendendole più pedalabili) e richiedendo meno manutenzione al Comune per le strade stesse;  se, poi, chi pedala è incoraggiato a farlo perché può spendersi i chilometri compiuti in coupon presso i più disparati negozi, ristoranti, centri benessere, mercati è immediatamente chiaro che si tratta di un modo per mantenere vivo un tessuto commerciale “a misura d’uomo”.

Può funzionare solo in realtà circoscritte? Forse. In Italia la “città media” non supera i 45mila abitanti ed in Europa i centri che si attestano tra i 50.000 ed i 250.000 abitanti sono all’incirca un centinaio: alla fine «è la somma che fa il totale», come diceva un certo Totò.