Nel precedente articolo abbiamo visto come sopperire ai minori contenuti di energia e di proteine, per quegli atleti che seguono un’alimentazione di tipo vegano; ora verrà trattato l’argomento dal punto di vista delle richieste dei micronutrienti, ovvero di quei componenti nutrizionali che rappresentano percentuali minori nella dieta ma comunque di estrema importanza per la salute umana.

A causa dell’assenza di grassi di origine marina, gli atleti vegani consumano meno acidi grassi della serie n-3: in effetti si riscontrano più bassi livelli di questi nutrienti nel sangue e, in questo caso, potrebbe essere un utile supporto agli atleti l’olio ricavato dalle microalghe; tuttavia, le attuali linee guida consigliano l’integrazione con fonti di acido αlinolenico n-3 come lo sono i semi di lino, le noci e i semi di chia.

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La cobalamina, o vitamina B12, è sintetizzata da microrganismi anaerobici nel rumine del bestiame: gli umani, di solito, la assumono preformata dai prodotti di origine animale, mentre la sua presenza nelle fonti vegetali è insolita.

La carenza cronica di cobalamina può portare a danni neurologici irreversibili. Per supportare questa mancanza gli atleti vegani possono assumere cereali fortificati con B12 e integratori di questa vitamina.

E’ tuttavia da notare come il corpo possieda limitate capacità di assorbire questa vitamina da supplementi somministrati per via orale, a causa della carenza del fattore intrinseco: poiché su 500 mg della vitamina solo 10 µg vengono assorbiti, sono stati sviluppati prodotti per la somministrazione sublinguale e transdermica. Nonostante l’integrazione, è importante che i livelli di questa vitamina siano monitorati da un medico se vi è sospetto di carenza.

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