Sarà l’esempio dato da tanti, sarà la “descrescita felice” imposta dai tempi che corrono, sarà una maggior coscienza ambientale: fatto sta che chi ricorre alla bicicletta per spostarsi in città è sempre più numeroso. Un bene, certo. A patto che le città italiane si dotino delle infrastrutture necessarie.

Il problema in alcuni casi è evidente, come quello di Milano: il capoluogo lombardo ha sempre mantenuto una vocazione ciclistica nel tempo ma, tra flotte di bike sharing che si moltiplicano (Bikemi, Ofo e Mobike stanno per portare a poco meno di 18mila le due ruote in condivisione) ed utenti privati, gli spazi si fanno sempre più stretti.

In particolare, come rileva un articolo uscito sulle pagine de LaRepubblica – che testimonia come la questione salga alla ribalta – Milano non riesce a fare fronte ai circa 100mila ciclisti urbani che quotidianamente la “invadono” in quanto a rastrelliere e chilometri di piste ciclabili.

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I numeri citati dall’articolo sono ben auguranti per la crescita di una mobilità pulita che tanto bene farebbe alla città ed ai suoi abitanti (da rilevazioni sugli ingressi nei varchi del centro effettuati dalla società di ingegneria Polinomia si intuisce che l’8% dei Milanesi si sposta a pedali) ma mettono in luce una cronica carenza che potrebbe addirittura generare dei problemi di convivenza urbana, con troppi ciclisti costretti a circolare nel traffico misto e con sempre più due ruote parcheggiate dove capita.

Il Comune non resta a guardare: il piano è aumentare il numero di rastrelliere e, quindi, di posti-bici, a quasi 10mila entro fine anno per poi passare a quota 13mila alla data del 2018.

I sopralluoghi per identificare le zone “attrattrici di mobilità”, come spiega sempre l’articolo di Oriana Liso, sono già in atto e la municipalità meneghina offre anche l’installazione di rastrelliere a domicilio, davanti a quei condomini che ne facciano richiesta (su cauzione, ovviamente).

Il paragone impietoso è tuttavia presto fatto se si guarda fuori dai confini nazionali: Copenaghen e Monaco, ad esempio, offrono parcheggi per bici nell’ordine delle decine di migliaia di unità ed i chilometri di piste ciclabili si contano sempre a tre zeri, contro i 215 attualmente esistenti a Milano.