La bicicletta non deve più essere solo uno sport agli occhi dei Francesi: un investimento da 350 milioni di Euro riuscirà a cambiare la situazione da qui al 2024?
È quanto auspica il primo ministro transalpino Edouard Philippe, che ha comunicato ai media internazionali l’intenzione della Francia di triplicare il numero di biciclette circolanti per le sue strade: nei prossimi 7 anni, dunque, il maggior obiettivo nel mirino saranno proprio loro, le ciclovie.
Ecco come Parigi sogna di diventare una nuova Amsterdam.
Triplicare i ciclisti urbani: una questione di infrastrutture
Edouard Philippe si è apertamente lamentato di un fatto: i Francesi pensano al ciclismo solo quando si tratta del Tour de France. Ecco così che Parigi, teatro dei tanto discussi accordi sul clima – inefficaci, forse, ma pur sempre punto storico a favore dell’ecologismo – si ritrova con una delle più basse percentuali di ciclisti urbani di tutta la UE.
Ad utilizzare la bici per spostarsi in città o per andare al lavoro è appena il 3% della popolazione: al di sotto della media europea, specialmente se il confronto lo si fa guardando al nord del continente (i dati italiani parlavano di un 3,6% sul totale degli spostamenti nel 2015, percentuale probabilmente cresciuta negli ultimi tre anni).
Il governo francese è consapevole che la tappa obbligata per innescare un cambiamento negli usi e costumi dei suoi connazionali è mettere a loro disposizione una rete cicloviaria performante.
Attualmente in Francia i collegamenti ciclabili sono di pertinenza dei singoli distretti regionali: ciò si rispecchia in una frammentazione delle infrastrutture, spesso discontinue da regione a regione; la difficoltà negli spostamenti non invoglia dunque all’utilizzo quotidiano della bici, ponendo la Francia nella paradossale situazione di aver avuto buone iniziative con discreto anticipo sui tempi (Velib’, il bike sharing di Parigi, è attivo dal 2007), senza però averle messe degnamente a frutto.
350 milioni in vista delle Olimpiadi
Per dare la scossa alla mobilità ciclabile, l’esecutivo di Emmanuel Macron ha stanziato 350 milioni di Euro da spendere entro il 2024 per raggiungere la moltiplicazione per 3 dei ciclisti urbani.
La scelta non è casuale, in quanto proprio fra sette anni Parigi sarà organizzatrice dei Giochi Olimpici e, a dirla tutta, c’è già chi critica la mossa: Olivier Schneider, rappresentante della Fédération française des Usagers de la Bicyclette (FUB), ha subito ricordato come l’investimento sia dimagrito rispetto ai 200 milioni di euro all’anno promessi in campagna elettorale.
In ogni caso, su 50 milioni di euro ogni 365 giorni non sputa nessuno, tanto più se sono destinati a potenziare l’infrastruttura ciclabile del Paese.
La bicicletta passa anche dalla scuola
Il piano del governo transalpino appare comunque abbastanza compatto, almeno sulla carta: oltre che del miglioramento dei collegamenti stradali, si parla infatti anche di corsi scolastici di educazione all’uso della bicicletta in città.
Un’iniziativa che può fare la differenza, specie se coordinata a livello nazionale e non lasciata all’iniziativa dei singoli come accade da noi; dal 2022 saranno formate delle “classi di ciclismo” in tutte le scuole secondarie francesi.
Leggi anche:
La scuola al centro della mobilità sostenibile
Incentivi, obblighi nelle nuove costruzioni e modifiche al codice della strada
Il pacchetto di provvedimenti pro bici urbana non si ferma qui: quello che Parigi intende attuare è un piano simile a quelli già visti in favore della mobilità elettrica e, forse, Macron intende trarre anche una lezione dalle alterne fortune che i veicoli alternativi hanno incontrato negli ultimi anni.
Per le strade si renderà più elastico e permissivo il codice in materia di velocipedi, come si direbbe in Italia, consentendo alle biciclette transalpine di circolare in tutti e due i sensi di marcia anche nelle strade a senso unico.
Sarà poi introdotta un’immatricolazione obbligatoria per le nuove biciclette in modo da renderne meno conveniente il furto e sarà resa altrettanto inopinabile l’installazione di parcheggi per bici presso gli edifici di nuova costruzione e le stazioni ferroviarie.
La mossa senz’altro più interessante, in quanto iniziativa statale, sarà però l’incentivo economico per chi deciderà di andare al lavoro in bici: Edouard Philippe ha dichiarato che i funzionari pubblici riceveranno un incentivo libero da imposte di 200 Euro all’anno, mentre le aziende private potranno scegliere di erogare un contributo, sempre annuale, di 400 Euro ai dipendenti ciclisti.
Leggi anche:
Economia circolare: può girare anche su due ruote
Cycle to work, fenomeno in crescita anche grazie ai grandi nomi della bicicletta