Le bici elettriche stanno diventando un fenomeno mainstream anche dall’altra parte del globo: che facciano risparmiare tempo, fatica e soldi se ne sono accorti adesso anche in Nuova Zelanda, che registra un’ascesa delle vendite sino a quota 20mila unità annue.

Il risparmio non è solo di tempo e denaro ma anche in salute: anche in Oceania viene infatti spinto l’utilizzo di mezzi alternativi all’auto o allo stesso trasporto pubblico e per decongestionare le metropoli e per ridurne l’inquinamento.

A condurre la rivoluzione a pedali è, secondo la stampa di Auckland, in prevalenza la fetta di popolazione femminile: come una di esse, intervistata, ha dichiarato, “usare una bici elettrica elimina tutte le negatività dell’andare a pedali. È come andare in tandem con Lance Armstrong, quando ne hai bisogno è lui a pedalare”.

Al di là delle battute, è chiara una cosa: in una zona come quella di Auckland, che è la metropoli più popolosa della Nuova Zelanda, nonché una delle più diffuse su un ampio territorio, l’utilizzo della pedalata assistita fa comodo.

I sobborghi sono numerosi e l’orografia presenta diverse zone collinari, tutti elementi che potrebbero scoraggiare i pendolari a servirsi di una bicicletta per andare al lavoro; invece, specialmente tra le donne, la compensazione in elettrico rende l’e-bike appetibile, naturalmente senza perdere d’occhio l’aspetto economico.

In Nuova Zelanda una bici elettrica entry level costa tra i 2500 ed i 3000 dollari ma può rappresentare un investimento qualora si rinunci al possesso di una macchina: in una coppia, l’abitudine è di averne una a testa.

Ecco tornare i numeri: il raggiungimento delle 20mila e-bike vendute in un anno (tenendo sempre presente che in Italia e Francia se ne contano tra le 50 e le 60mila all’anno, in Germania poco meno di 400mila e nei Paesi Bassi oltre 200mila) fa delle e-bike un qualcosa che non passa più sottotraccia, sebbene vi sia ancora un margine enorme.

 

photo credit: blueSkySunHigh Overlooking Okahu Bay via photopin (license)