Più bici a pedalata assistita si vendono e più persone di ogni estrazione le prendono in considerazione: chi perché le ritiene ecologiche, chi perché pratiche, molti – la maggior parte, se si parla di nuovi ciclisti – perché sono un surrogato del motorino.

La normativa europea sui Pedelec (aka e-bike o bici a pedalata assistita) parla chiaro: il limite di velocità raggiungibile grazie all’assistenza del motore è di 25 km/h; al di sopra, il motore si stacca; soprattutto, sopra tali velocità il mezzo non è più equiparato ad una bici, bensì ad un ciclomotore, per cui scattano tutte i vincoli del caso: casco, assicurazione, immatricolazione, etc.

Il mercato, però, si sa che col tempo si conforma più sulle esigenze degli utenti che sulle norme, di buon senso o meno che queste siano. Col diffondersi della pedalata assistita è probabile che sentiremo chiederci sempre più spesso: «Perchè solo 25 km/h?»

 

 

Tra i rivenditori inglesi c’è chi tifa per le speed e-bike

La questione che prima o poi sarebbe emersa – anche dalle nostre parti – è la seguente: è giusto che le bici a pedalata assistita debbano essere limitate a 25 km/h?

Nella UE e nei Codici della Strada nazionali degli Stati membri il limite è tale per ragioni di sicurezza e di normativa in materia di omologazioni. Che piaccia o no, un veicolo che è in grado di superare i 25 km/h deve anche essere in grado di garantire la sicurezza strutturale per farlo, cosa che su moto e auto è vagliata tramite la verifica di determinati standard di costruzione.

bici a pedalata assistita
photo credit: Cenas a Pedal 2015-06-05%2015.26.07 via photopin (license)

 

 

Il mondo bici, da questo punto di vista, è un po’ più libero e, qualora si dovesse permettere alle bici elettriche di andare più veloci, allora si dovrebbero rivedere o gli standard costruttivi (con un effetto evidente sul prezzo al pubblico) o i Codici della Strada.

In Gran Bretagna è però stata data voce ad un’opinione che, sinceramente, credo serpeggi tra tanti ebikers di città: dal circuito di rivenditori 50Cycles è uscita allo scoperto l’idea che 25 km/h non solo siano pochi, ma che siano addirittura pericolosi per un veicolo che può muoversi in strade aperte al traffico.

Ammetto che, tempo fa, un ebiker nostrano mi disse qualcosa di non dissimile: avere un po’ più di spunto in termini di accelerazione, in certe situazioni, può aiutare a togliersi di mezzo, come si suol dire.

La velocità limite delle bici a pedalata assistita può dunque essere una questione di sicurezza?

 

 

Appeal commerciale o sicurezza?

Si intuisce subito che la questione va presa con le pinze: in termini ideali, la bici a pedalata assistita dovrebbe poter trovare davanti a sé città perfettamente doppiate da piste ciclabili, essere condotte da ciclisti modello ed essere circondate da altrettanti automobilisti rispettosi.

La realtà è ben diversa e, seppure non siamo ai livelli di caos delle città asiatiche, in Europa c’è una diseguaglianza notevole tra regione e regione in termini di infrastrutture e, soprattutto, di educazione.

Una bici elettrica, messa in un contesto di traffico reale, probabilmente trarrebbe vantaggio da una maggiore assistenza alla pedalata: penso che questo si possa ipotizzare senza troppe remore.

bici a pedalata assistita
photo credit: Joe in DC Jump bikes ride off into the night via photopin (license)

 

 

Cosa succederebbe però se, in un’altrettanto plausibile situazione, la stessa ebike si trovasse a convivere con pedoni e bici tradizionali? Rimanendo in strada, aumentando le velocità, gli ebikers accetterebbero di proteggersi come è richiesto agli scooteristi?

È chiaro che si entra in un turbine di questioni annose: se domattina le strade fossero invase da bici a pedalata assistita, seppur nella felicità generale per il passaggio ad una mobilità più “pulita”, dovremmo fare i conti con il traslarsi di una serie di tipici problemi di ordine pubblico, oggi comuni tra auto e moto.

Se la maggior parte delle argomentazioni a sostegno o detrimento della correttezza del limite dei 25 km/h possono essere soggette ad interpretazioni, rimane un punto fondamentale: l’educazione, di ciclisti, pedoni ed automobilisti.

bici a pedalata assistita
photo credit: European Cyclists’ Federation UrbanArrowFamily1 via photopin (license)

 

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Bici a pedalata assistita, un mezzo in evoluzione

L’argomento sollevato con la provocatoria domanda sull’invalicabilità del limite dei 25 km/h per le bici a pedalata assistita non si può certo affrontare né esaurire con tanta superficialità, ne sono conscio.

Ho ritenuto fosse il caso di trarre spunto dalla notizia riportata da un giornale inglese semplicemente perché la stessa osservazione mi è capitato di ascoltarla dalla bocca di amici ebikers in più di un’occasione.

Al di là del fatto che si tratti di un tema sul quale tornare, c’è una precisazione che ritengo doverosa per esplicitare meglio il perché di questo articolo che, diciamocelo, sarebbe stato più semplice non scrivere per evitare equivoci.

bici a pedalata assistita
photo credit: VisitLakeland ryhmä pyöräilemässä Tahkolla via photopin (license)

 

Personalmente credo che il limite non sia sbagliato, soprattutto perché si riferisce ad un veicolo, la bici a pedalata assistita, nata come costola della bicicletta tradizionale. Ecco, proprio qui, secondo me, si giocherà presto o tardi la vera disputa sulla bici elettrica.

L’ebike si è rapidamente guadagnata spazio sul mercato bici per due ragioni: l’assistenza alla pedalata, in campo outdoor, rende una mountain bike un giocattolo ancor più adrenalinico e divertente e, in campo urbano, colma il vuoto lasciato dai vecchi Ciao, dalle storiche Lambretta e dai compianti Califfone (e chi più ne ha, più ne metta).

Il punto focale della questione penso stia nell’impostazione di questa categoria di due ruote, che vanno sempre più staccandosi dalla “bici” intesa come il “velocipede” del Codice della Strada: potrò sbagliarmi, ma credo che tra qualche tempo ci ritroveremo a considerare in altri termini la bici a pedalata assistita, ossia l’anello di congiunzione tra il mondo della propulsione muscolare (esente rischi, obblighi e tasse) e quello della propulsione a motore.

 

8 COMMENTI

  1. Buongiorno, il mio parere è che una e-bike oltre i 25 km/h non dovrebbe staccare ma mantenere assistenza pari ad equilibrare il peso maggiore . Cioè, se io con una bici muscolare in pianura raggiungo i 40km/h dovrei poterli raggiungere anche con l’e-bike con il solito sforzo.
    SALUTI. mario

  2. si continua sempre con la falsa affermazione che le bici con pedalata assistita non possono andare più veloci di 25 Km/ora perchè più pericolose di quelle muscolari; niente di più falso.
    Di contro le bici con pedalata assistita, rispetto a quelle da corsa (che possono andare a qualsiasi velocità!!??) sono più pesanti, con ruote maggiorate e battistrada più largo e quindi più stabili, freni a disco, luci di fabbrica, parafanghi, postura molto più confortevole. Posso capire il limite di 25 Km/ora ma non concepisco perchè io, con la propria forza muscolare non posso superare tale limite. La bici da corsa alle alte velocità è molto più pericolosa. Io con la bici da corsa, in varie situazioni, sono caduto e causato incidenti più volte; da tre anni a questa parte vado in giro con una bici elettrica, non sono mai caduto anche in situazioni a limite, mi sento molto più sicuro in qualsiasi circostanza, in salita, in pianura e soprattutto in discesa; ho 70 Anni.
    Grazie,
    Marcello

    • Buongiorno Marcello, la legge prevede che una bici elettrica a pedalata assistita smetta di erogare energia una volta raggiunti i 25 km/h; dopodiché si può continuare ad aumentare la velocità ma soltanto attraverso la forza delle proprie gambe. Il tema del limite per le e-bike è in effetti piuttosto controverso, io personalmente non ho mai nascosto la mia opinione e ritengo che qualcosa andrebbe rivisto a livello normativo: ne potrebbero derivare vantaggi in termini economici, sanitari ed ambientali.
      Un saluto e buone pedalate!

      • C’è una cosa che non capisco. Se cerco di tenere i 30 km orari di media con una e-bike, il mio sforzo fisico deve solamente essere sufficiente a coprire i 5 km orari in più o mi trovo a dover spingere all’improvviso con le sole mie gambe tutto il peso dei 25 chili della bici e l’attrito delle gomme larghe? Grazie

        • Buongiorno Ronbo, in linea generale si può dire che è corretta la seconda che ha detto. Una volta superati i 25 km/h l’erogazione di energia elettrica viene meno, ma è anche vero che ogni volta che si scende nuovamente al di sotto di quel valore l’erogazione riparte. Se lei però vuole mantenere i 30 km/h precisi con un e-bike legale dovrà fare affidamento solo sulle sue gambe e per tutto il peso della bici. Diciamo che a livello pratico di solito si sfrutta l’inerzia e lo slancio che si ottiene quando si toccano i 25 km/h.
          Spero di aver interpretato correttamente la sua domanda.
          Un saluto

  3. Consentire alle e-Bike di raggiungere legalmente i 30km/h permetterebbe alle bici di “seguire la colonna” di auto in città, nelle zone 30, a tutto vantaggio della sicurezza, per non vedersi sorpassati a causa di un misero 5km/h (che non cambia nulla in termini di sicurezza strutturale del velocipede).
    Diverso è il discorso sui 45 all’ora di una pedelec per le quali è doveroso richiedere patente, targa ecc…
    Inoltre aggiungere un po’ di velocità alle e-Bike renderebbe meno appetibile la sciagurata pratica dello sblocco. A quel punto”truccare la bici” sarebbe meno vantaggioso ed il gioco non varrebbe più la candela.
    Se questo intervento fosse accompagnato da una norma di civiltà come l’assicurazione obbligatoria (che quasi tutti già abbiamo perché compresa nell’assicurazione sulla casa o al limite acquistabile per pochi euro all’anno) ed il caschetto per i minorenni avremmo finalmente un’utenza stradale più sicura e matura.
    Ma forse sono argomenti troppo complessi per il legislatore…

    • Buongiorno Fabiano, mi ha letto nel pensiero, condivido totalmente quanto dai Lei scritto, i vantaggi sarebbero innumerevoli se le e-bike venissero incentivate all’uso attraverso delle nuove norme e non solo attraverso degli a volte complicati meccanismi di sconto economico. Purtroppo credo che sfugga quanto la soluzione a diversi problemi di traffico sia in realtà vicina e, spero non in malafede, si stanno propagandando schemi risolutivi antiquati ed opinabili. In una frase, per buoni intenditori, potremmo descrivere così la situazione: le piste ciclabili sono lastricate di buone intenzioni. A livello europeo forse qualcosa si sta muovendo, vediamo se riusciranno a concretizzarsi davvero su scala nazionale. Le lascio anche questo link https://www.bicitech.it/stiamo-davvero-sfruttando-il-potenziale-delle-e-bike/
      Un saluto

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